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CANNES 2023 Semaine de la Critique

Recensione: Tiger Stripes

di 

- CANNES 2023: La malese Amanda Nell Eu esamina le turbolenze della pubertà femminile in una fresca opera prima che abbraccia i generi con giocosa insolenza sociale

Recensione: Tiger Stripes

"Questa giovane donna davanti a te non è più tua figlia". Ci sono così tanti film che hanno affrontato la transizione dall'infanzia all'adolescenza e i suoi inevitabili riti di passaggio, da tutti i tipi di angolazioni e in tutte le forme, che si potrebbe pensare che sia incredibilmente difficile, se non del tutto impossibile, trovare un nuovo approccio. Ma è proprio quello che ha fatto la cineasta malese Amanda Nell Eu con Tiger Stripes [+leggi anche:
trailer
intervista: Amanda Nell Eu
scheda film
]
, presentato in concorso alla 62ma edizione della Semaine de la Critique del 76° Festival di Cannes.

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La sua ricetta? Mescolare un classico film per adolescenti con le sue storie di amicizie assolute che finiscono per diventare aspre e moleste, una dimensione fantastica con tanto di mutazione fisica (si pensi a La mosca di David Cronenberg) e un ritratto giocoso, distaccato ma caustico, di una società in cui religione e superstizioni si intrecciano. Collocare poi il tutto all'interno di una piccola città rurale circondata da una giungla lussureggiante (che ospita un fiume e una cascata) dove i giovani si filmano usando i cellulari, come fanno in qualsiasi altra parte del mondo, e il risultato sarà un primo lungometraggio insolente e vibrante, locale e universale insieme, che dice molto della condizione femminile senza mai prendersi troppo sul serio.

"Ti stai mettendo in mostra, stai facendo vergognare la nostra famiglia". Zaffan (Zafreen Zairizal) è un’adolescente spudorata. Tutto la fa ridere, incluso provare un reggiseno sexy nei bagni del liceo, sotto lo sguardo mezzo scioccato ("solo le sgualdrine indossano questo tipo di reggiseno") e mezzo ammirato delle sue due migliori amiche Farah (Deena Ezral) e Mariam (Piqa). Sua madre e la direttrice della scuola sono ancor meno inclini a tollerare le continue infrazioni di regole e tradizioni da parte di Zaffan, ma a lei non importa: ha 12 anni e vuole continuare a giocare, sguazzare nel fiume e filmarsi mentre balla. Ma un evento cambierà tutto: il suo primo ciclo. Non solo il collettivo stringe la presa intorno a Zaffan al punto da ostracizzarla e intimidirla, ma anche il corpo della giovane donna inizia a cambiare in misura inaspettata: si trasforma segretamente in una tigre, il che ha ripercussioni isteriche su tutto il suo entourage. È una donna o un demone? Sia la religione che l'esorcismo sono chiamati in soccorso...

Parabola audace calata nell'Asia musulmana, Tiger Stripes arriva dritto al cuore dell'intimità femminile, tra sangue e acqua, normalità e irrazionalità, amicizia e gelosia. Aggiungendo uno strato fantascientifico-comico-horror ai temi tradizionali della scoperta di noi stessi e del nostro corpo, del desiderio adolescenziale di ribellione e della presa di coscienza di quanto sia difficile sfuggire alla morsa della collettività, Amanda Nell Eu trova un approccio originale e femminista, che unisce a una solida conoscenza delle tecniche di regia e del ritmo narrativo, sfruttando in particolare la vegetazione lussureggiante che circonda la protagonista (una menzione speciale va al direttore della fotografia spagnolo Jimmy Gimferrer). Una serie di qualità che conferiscono a questo primo lungometraggio apparentemente senza segreti un’aria molto rinfrescante, con la sua giocosa arte di dissipare le ombre che offuscano ingiustamente la vita delle donne.

Prodotto dai malesi di Ghost Grrrl Pictures e coprodotto dai taiwanesi di Flash Forward Entertainment, i singaporiani di Akang Film Asia, i francesi di Still Moving, i tedeschi di Weydemann Bros, gli olandesi di PRPL e gli indonesiani di Kawankawan Media, Tiger Stripes è venduto nel mondo da Films Boutique.

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(Tradotto dal francese)

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