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CANNES 2023 Proiezioni speciali

Recensione: Occupied City

di 

- CANNES 2023: Steve McQueen osserva la sua città d'adozione, Amsterdam, negli ultimi anni di pandemia e proteste, e trova residui della sua passata esperienza bellica

Recensione: Occupied City

Allo stesso tempo denso e minimalista, austero e generoso, Occupied City [+leggi anche:
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è un ritorno a casa per Steve McQueen, in più sensi: un ritorno nella città dove ha vissuto per 27 anni, che fino ad ora non aveva mai ispirato il suo lavoro; e anche alle imponenti e rigorose opere d'arte per le quali si fece conoscere all’inizio. La sua compagna Bianca Stigter, regista recentemente acclamata per Three Minutes – A Lengthening [+leggi anche:
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, gli ha fornito la fonte principale d’ispirazione con il suo tomo accademico Atlas of an Occupied City, Amsterdam 1940-1945. Tuttavia, la domanda davvero affascinante qui è se McQueen onori davvero questa storia: mentre l’eccezionale voce fuori campo di Melanie Hyams racconta innumerevoli atrocità del passato, il suo vasto campo visivo di riferimento non abbandona mai il tempo presente. Il film è stato presentato in Proiezione speciale al Festival di Cannes, dove il regista cominciò la sua carriera cinematografica nel 2008, vincendo la Caméra d’Or per Hunger [+leggi anche:
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La struttura di base del film è semplice e sobria, ma emergono innumerevoli livelli di dettaglio. La maggior parte delle sequenze di questo lungometraggio di 262 minuti si riferisce a un luogo particolare entro le mura della città di Amsterdam. Hyams permette di identificarlo attraverso i suoi edifici attuali, ma più spesso attraverso vecchi edifici, ripercorrendo in un tono monotono perenne, ma interessante, i suoi legami con la storia della persecuzione degli ebrei durante l'occupazione, o i notevoli sforzi compiuti dalla Resistenza. La metà, circa, di questi frammenti narrativi si conclude con una parolina detta freddamente, "demolito", mentre le immagini mostrano le nuove architetture che hanno sostituito i luoghi evocati. Una fissura deriva dalla scelta dell'autore di non integrare immagini d'archivio, interviste o mostre: assimiliamo il passato attraverso l'audio, ma abbiamo davanti agli occhi solo immagini osservative della città com'è oggi, con i suoi canali, i suoi palazzi di vetro e anche un po’ del suo quartiere a luci rosse.

Per usare un termine da teoria dell’arte, Occupied City è interamente materico: le immagini e le planimetrie generano un notevole volume di contenuti, e poiché nulla sembra evocare in modo particolare le circostanze e il contesto più ampio di come i nazisti occuparono gradualmente questo e altri paesi, non c'è bisogno di spiegarlo troppo. Per due artisti non ebrei, l'enfasi sulla vita ebraica è piuttosto sorprendente, ma mai sentimentale. A volte si cita Anna Frank, ma si tratta perlopiù di una panoplia di storie ed esperienze di persecuzione e oppressione delle più umilianti. Oggi che l'antisemitismo sta riaffiorando, è un ovvio ma necessario promemoria del fatto che l'Europa del XX secolo era, un tempo, un luogo in cui gli ebrei erano di casa, e ora non lo sono più.

La maestosità e la diversità di questo paesaggio urbano continuano a sovrapporsi ai ricordi del trauma subito. La pandemia è stata forse il momento in cui la vita quotidiana ha subito il maggior stravolgimento e arresto dai tempi della Seconda guerra mondiale, e quel paragone è qui sottilmente invocato, soprattutto nelle sequenze audaci e ambivalenti in cui i negazionisti del Covid (che hanno avuto la famigerata sfacciataggine di confrontarsi con gli ebrei perseguitati) organizzano una manifestazione anti-lockdown. Tuttavia, ci sono anche sequenze più leggere e divertenti, come il primo ciclo di vaccinazione di anziani e vulnerabili, al ritmo del classico di David Bowie “Golden Years”. Vediamo poi adolescenti neri che girano, nei pressi delle case popolari, un video musicale di "mumble-rap" in olandese, poi una festa di Halloween sui ritmi della musica house, dove uno dei partecipanti indossa un contorto travestimento da virus Covid. Tenendo presente la traiettoria generale del suo film, McQueen effettua costantemente tagli bruschi tra le inquadrature, ma l'effetto che questo montaggio provoca nella nostra mente è quello di un'eterna dissolvenza incrociata, o di una dissoluzione tra due momenti difficili della storia.

Occupied City è una coproduzione di Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti, guidata da New Regency, A24, Film4, Lammas Park e Family Affair Films. A24 detiene anche i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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