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CANNES 2023 Quinzaine des Cinéastes

Recensione: Creatura

di 

- CANNES 2023: Elena Martín Gimeno realizza un film coraggioso e complesso che esplora il nostro rapporto con il corpo, il desiderio e il sesso

Recensione: Creatura
Elena Martín Gimeno in Creatura

"Ora so che il sesso non è mai solo sesso, che nel sesso c'è sempre una miscela di fantasmi, ego, affetti, vulnerabilità, vuoti, paure", scrive Lucía Baskaran in un passaggio del suo romanzo Corpi maledetti. Questo è ciò che, a suo modo, Elena Martín Gimeno cerca di raccontare per immagini nel suo nuovo film, Creatura [+leggi anche:
trailer
intervista: Elena Martín Gimeno
scheda film
]
, presentato alla Quinzaine des cinéastes del Festival di Cannes.

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Il film, scritto dalla regista insieme a Clara Roquet e interpretato da Oriol Pla e dalla stessa Elena Martín, racconta la vita sessuale di Mila, una trentenne catalana che si è appena trasferita con il suo compagno a vivere a l'Empordà, il luogo dove era solita trascorrere l'estate con la sua famiglia, circondata dal mare e dalla natura, dai suoi paesaggi e suoni. La protagonista sente di aver perso il desiderio, vuole andare a letto con il suo ragazzo, ma quando ciò accade, compaiono dei problemi. Ha difficoltà a fare sesso con lui, propone dei giochi per far funzionare le cose, ma alla fine tutto crolla. C'è la volontà, ma non sa se c'è un vero desiderio per l'altro, è piena di dubbi e insicurezze, si trascina un senso di colpa e di impotenza per qualcosa che le sfugge e che va oltre ogni ragione. Da qui la regista catalana inizia un viaggio in cui scava nel passato di Mila, nei suoi ricordi e nelle sue esperienze di infanzia e adolescenza, per cercare di conoscere e capire la giovane adulta di oggi.

In questo modo Creatura si pone come esplorazione, ricorrendo al passato per interrogarsi sull'io presente, su chi siamo, su cosa ci succede e su come siamo diventati ciò che siamo e non capiamo bene. In questo percorso la regista raggiunge degli obiettivi che rendono il suo film interessante, complesso e coraggioso. Fin dall'inizio, Elena Martín lancia diverse domande e interrogativi che alla fine non vengono risolti esplicitamente, sa mantenere un fuori campo e dei silenzi che esprimono lucidamente questa esplorazione dell'intimità della protagonista, delle sue rivelazioni e dei suoi misteri.

Un altro obiettivo raggiunto è nel modo in cui racconta la storia e le domande che solleva. A dispetto di certe estetiche e immagini che stanno diventando comuni a un tipo di cinema spagnolo più o meno indipendente, Elena Martín racconta con semplicità e naturalezza temi che potrebbero risultare scabrosi (a seconda di come li si guarda) o quantomeno scomodi. È qui che il film acquista forza, quando la regista osa raccontare l'istinto e il desiderio sessuale così come accade nella vita reale, spogliandosi di paure, orpelli e moralismi. E in effetti ci sono momenti che possono risultare scomodi, ma non per questo meno reali e ordinari. Proprio da questo aspetto nasce uno dei punti più interessanti e coraggiosi del film, quando ci mette di fronte allo specchio e ci mostra che ciò che è più naturale in noi spesso ci fa sentire a disagio o violati.

Nonostante Creatura non sembri arrivare esattamente al cuore di ciò che si prefigge, come se sollevasse timidamente alcune questioni senza però abbandonare un’impronta personale, il film riesce a uscire dalla narrazione del sé per creare una storia universale. Una storia che parla del nostro rapporto con il desiderio e con il corpo, del corpo come spazio di piacere e di dolore, di oppressione e di libertà, di tutto ciò che vi si nasconde, del suo legame con l'eredità, con la memoria, con il ricordo e con il desiderio represso o insoddisfatto e, nel farlo, ci porta a interrogarci su ciò che il sesso dice di noi.

Creatura è prodotto dalle spagnole Vilaüt Films, Lastor Media, Avalon P. C. e Elastica Films con la statunitense S/B Films. Le vendite internazionali sono affidate a Luxbox.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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