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CANNES 2023 Semaine de la Critique

Recensione: Le Ravissement

di 

- CANNES 2023: Iris Kaltenbäck firma un'opera prima sorprendente che racconta il graduale stravolgimento di una giovane donna resa fragile dalla mancanza di amore e dalla solitudine urbana

Recensione: Le Ravissement
Hafsia Herzi in Le Ravissement

"I giorni finirono per sembrare gli stessi. Anche le persone, come estranei familiari". Nelle grandi metropoli sappiamo quanto sia difficile entrare in comunicazione profonda con gli altri, stringere legami affettivi, e l'intensa solitudine che ne può derivare, con tutte le conseguenze psicologiche negative che si possono immaginare. Alcune derive vanno addirittura oltre la comprensione, ed è una traiettoria di questo tipo, quella di un passaggio dall'ordinario allo straordinario, che Iris Kaltenbäck ha scelto come soggetto del suo primo lungometraggio, Le Ravissement [+leggi anche:
trailer
intervista: Iris Kaltenbäck
scheda film
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, presentato in concorso alla 62ma Semaine de la Critique del 76° Festival di Cannes. Un film terribile, semplice e commovente allo stesso tempo, che la cineasta compone come un puzzle, rivelando ben presto che c'è da temere un evento drammatico.

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"Non volevo deluderla – Da quando chiedere aiuto significa deludere qualcuno?". Lydia (Hafsia Herzi), l'ostetrica normalmente professionale che esercita la sua professione con passione, è scossa e la sua collega, sorpresa, dà la colpa alla stanchezza. Ma non è così: è una profonda sofferenza interiore quella che sta venendo a galla, perché Lydia ha appena fatto partorire la sua migliore amica Salomé (Nina Meurisse), mettendo troppo a rischio la vita del bambino, che per fortuna è sopravvissuto. Ma perché? Bisogna tornare indietro di mesi per capirlo, con la combinazione di una rottura sentimentale a sorpresa per Lydia (che è stata tradita dopo tre anni di vita comune) e la rivelazione di Salomé di essere incinta. Da allora Lydia, che non ha una famiglia propria, ha preso l'abitudine di non tornare a casa tra un turno e l'altro, vagando per la città, senza mai dare notizie. Una fragilità d'animo compensata da un impegno totale e da un'immensa dolcezza sul lavoro, con il discreto rammarico di doversi occupare più delle madri che dei bambini. Un periodo punteggiato dall'incontro casuale con Milos (Alexis Manenti), un solitario autista di bus con cui è stata insieme una notte ma che non ha voluto continuare a vederla, nonostante le insistenze di Lydia. E quel giorno, all'ospedale, mentre Lydia porta a spasso il bambino di una Salomé molto provata, Milos si presenta per vedere il padre malato. È l'inizio di una grande bugia e di una pericolosa spirale...

Proprio come il nome della neonata, Esmée, che significa "colei che è amata", Le Ravissement offre uno specchio inquietante ed edificante sulle pulsioni di quei sentimenti che non trovano risposta. Senza mai giudicare, il film testimonia e ripercorre le tappe di una deriva in cui il confine è sottile tra la manipolazione dei propri cari e l'abuso di fiducia, da un lato, e la disperazione che nasce dall'indifferenza e dalla mancanza di attenzione da parte degli altri, dall'altro. Il tutto nell'anonimo calderone di una capitale dove la violenza della povertà e della solitudine può facilmente diventare opprimente. Una sorta di ecografia psicologica che Iris Kaltenbäck conduce con abilità narrativa, offrendo ruoli molto belli ai suoi due protagonisti, soprattutto Hafsia Herzi.

Prodotto da Marianne Productions e da MACT Productions, e coprodotto da JPG Films e BNP Paribas Pictures, Le Ravissement è venduto nel mondo da Be for Films.

(Tradotto dal francese)

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