CANNES 2023 Quinzaine des Cinéastes
Recensione: Il libro delle soluzioni
- CANNES 2023: Il sempre molto fantasioso e divertente Michel Gondry si immerge in campagna sulla scia caotica e creativa di un regista bipolare in fuga con un montaggio incompiuto

"Preferisci che ti dica la verità o preferisci farti un giro?” “Vado a farmi un giro". Proprio come il protagonista del suo nuovo film, Il libro delle soluzioni [+leggi anche:
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intervista: Michel Gondry
scheda film], presentato alla 55ª Quinzaine des Cinéastes del Festival di Cannes, Michel Gondry è un artista che ama le strade secondarie, l'artigianato fai-da-te, l’estrema sensibilità e la forza poetica dei sognatori che cercano di sfuggire a un mondo brutale. Così è Marc, il regista che si rifugia nelle Cévennes con i suoi fidati (il suo montatore e due assistenti) dopo essere fuggito quando la casa di produzione voleva impadronirsi del suo nuovo film Ciascuno.Tutti (“ci avevi promesso una cosa e ce ne state consegnando un’altra! È grigio, è brutto, non si riconoscono gli attori e ci costa 5 milioni. Interrompiamo le riprese e cerchiamo di salvare il nostro investimento"). Ma quando l'artista è anche bipolare, non è tutto rose e fiori per chi gli sta intorno.
"Penso che una miriade di idee e di esperimenti che sembrano andare in tutte le direzioni possano in realtà far parte di un unico piano e convergere per portare il film a un livello superiore". Detto così, tutto sembra fluire in modo naturale, ma nella pratica, per la famiglia e gli amici di Marc (Pierre Niney, perfettamente a suo agio), l'anziana zia Denise (Françoise Lebrun) che ospita tutti nella sua casa nel cuore della foresta, la fedele montatrice Charlotte (Blanche Gardin), l'assistente alla regia Sylvia (Frankie Wallach) e il giovane aiutante Carlos (Mourad Boudaoud), si tratta di contenere (missione quasi impossibile) la marea di iniziative più o meno folli del regista (che ha anche deciso di smettere di prendere le medicine), di gestire le sue ansie e di cercare di portare a termine il film. Niente di tutto questo è facile, nonostante l'affetto di tutti per Marc, il quale trova ogni scusa per fuggire dalla sala di montaggio e sveglia tutti nel cuore della notte con le idee più inverosimili: "Il film inizierà funzionando come un perfetto palindromo. Cominciamo dalla fine, terminiamo con la fine che si ricollega all'inizio".
Con Il libro delle soluzioni, Michel Gondry crea un alter-ego tenero e divertente e in uno stato di permanente euforia che commuove ("attaccando i principi fondamentali della creatività, stavo sprofondando nell'oscurità dell'incomprensione. Era il prezzo che dovevo pagare. Solo la mia ispirazione mi avrebbe guidato verso la luce"), e che viene espressa dalla voce interiore del personaggio. Ma il film è anche una decifrazione attendibile (senza mai perdere di vista l'umorismo) delle fasi successive del processo creativo ("iniziare il proprio progetto", "imparare facendo", "non ascoltare gli altri", "ascoltare gli altri") e degli archetipi del microcosmo dell'industria cinematografica. Il capitano della nave del film nel film procede in uno stato di ebbrezza mentale, ma Michel Gondry tira fuori gli ingredienti giusti per cucinare una ricetta molto divertente, una commedia molto personale che perde un po' di incisività in dirittura d'arrivo, senza tuttavia ignorare la fragilità dei veri artisti capaci di "fare musica dal silenzio" pur rivelandosi a volte i peggiori nemici di se stessi.
Prodotto da Partizan Films, Il libro delle soluzioni è venduto all’estero da Kinology.
(Tradotto dal francese)
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