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CANNES 2023 Quinzaine des Cinéastes

Recensione: Mambar Pierrette

di 

- CANNES 2023: Rosine Mbakam traccia un ritratto caleidoscopico di una sarta che prende in mano il proprio destino attraverso il suo lavoro, e il cui laboratorio apre una finestra su una comunità

Recensione: Mambar Pierrette

Inizia con i suoni e i gesti del lavoro domestico. Pierrette si alza prima di tutti gli altri, prima di sua madre, prima dei suoi figli, preparandosi per la giornata che la attende, prendendosi cura dei piccoli e dei grandi. È l'inizio di una giornata di lavoro, un primo giorno. Una giornata segnata dall'acqua, turbata dagli acquazzoni che inondano la casa, un lago da ripulire prima di andare al lavoro. Appena arrivata nel suo laboratorio, la pioggia, roccia di Sisifo nella sua vita quotidiana, sconvolge ancora una volta il suo precario equilibrio.

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La sarta Pierrette è la protagonista di Mambar Pierrette [+leggi anche:
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intervista: Rosine Mbakam
scheda film
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, il nuovo documentario della regista camerunense di origine belga Rosine Mbakam, selezionato alla Quinzaine des Cinéastes del Festival di Cannes. Per lei il lavoro è la pietra angolare della sua esistenza, al tempo stesso passione, mezzo di sostentamento e fattore di emancipazione. Il laboratorio è al centro della sua vita, un crocevia per la comunità che vi si rifugia, un vero e proprio microcosmo. Le persone che vi si fermano, che acquistino o meno, parlano della loro vita quotidiana, delle loro gioie e dei loro tormenti. In piccoli scorci, si solleva il velo sulla loro realtà, gli amanti abbandonati, le mogli infelicemente sposate, gli artigiani oberati di lavoro, gli artisti sopraffatti.

Tutto è visto attraverso gli occhi di Pierrette. La regista ha concepito la sua storia con lei, quindi entrambe condividono un senso di autorità sul racconto. Il film ritrae la vita quotidiana di Pierrette, che porta la sua realtà e la sua anima nella storia. Siamo con lei, viviamo con lei la corsa contro il tempo, la precisione del mestiere, l'importanza degli strumenti, il costo della vita. I pochi motivi di finzione che punteggiano la narrazione (la pioggia come minaccia invisibile, un antagonista malvagio, l'estenuante ricerca di un budget per finanziare l'inizio del nuovo anno scolastico, gli incontri con i clienti mentre arrivano gli ordini) si fondono con il tempo reale, il tempo richiesto dal lavoro, il tempo che si ripete instancabilmente, il tempo che viene anche contrastato. E poi c'è il tempo sospeso in cui Pierrette è attrice e artefice del proprio destino grazie al suo duro lavoro, e si lascia andare al ballo come mezzo di emancipazione. Una pausa dalla sua vita quotidiana, che è una lotta costante, in cui viene improvvisamente liberata dalla costrizione, in cui depone le sue armi e i suoi dolori per ricominciare tutto il giorno dopo.

Dopo aver tracciato ritratti di donne basati sul dialogo e la parola, in potenti variazioni documentaristiche come Chez Jolie Coiffure o Les Prières de Delphine, Rosine Mbakam passa alla finzione, pur rimanendo fedele alla verità sul campo e alla topografia dei luoghi. Inventa un cinema in cui la protagonista è sullo stesso piano della regista, in cui la storia è scritta insieme. Pierrette è ritratta non tanto nelle sue parole quanto nelle sue azioni, nella sua ostinazione, nella sua diligenza e nella sua perseveranza. La libertà che si è concessa emancipandosi attraverso il suo lavoro ha un sapore incomparabile, ma a volte anche un costo, quello della fatica e dell'incertezza.

Mambar Pierrette è prodotto dalla società belga Tândor Productions, che ha anche una filiale in Camerun. Le vendite internazionali sono gestite da The Party Film Sales.

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(Tradotto dal francese)

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