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CANNES 2023 Semaine de la Critique

Recensione: La Fille de son père

di 

- CANNES 2023: Erwan Le Duc realizza un film inventivo, molto ritmato e quasi burlesco, che tratta un dramma sociale e sentimentale con leggerezza e poesia

Recensione: La Fille de son père
Mercedes Dassy e Nahuel Pérez-Biscayart in La fille de son père

"Devi tornare con i piedi per terra, riflettere sulla tua vita e adattarti come facciamo tutti". Rivelatosi nel 2019 alla Quinzaine des Réalisateurs con il suo primo lungometraggio, l'eccentrico Perdrix [+leggi anche:
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, Erwan Le Duc torna sulla Croisette con La Fille de son père [+leggi anche:
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, proiettato come film di chiusura della 62ma Semaine de la Critique del Festival di Cannes, e che segna un approfondimento o una variazione (come la si vuole vedere) del suo stile, più erede di Buster Keaton, Jacques Tati, Aki Kaurismäki o Elia Suleiman che della tradizione naturalista francese. Queste iniezioni di leggerezza poetica regalano a questo film dal ritmo incalzante alcune sequenze davvero esilaranti, ma non gli impediscono di trattare "seriamente" il tema dell'osmosi tra un padre e una figlia a un bivio, quando arriva il momento per la giovane di lasciare l'infanzia e il nido familiare.

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"Per cominciare, Étienne (Nahuel Pérez-Biscayart) ha 20 anni ed è totalmente sprovveduto". Tutto inizia a 200 km all'ora con un rivoluzionario incontro d'amore a prima vista con Valérie (Mercedes Dassy), che, successivamente, abbandona la relazione e il bambino che ne è nato senza preavviso. Così Étienne, diventato allenatore di calcio, alleva Rosa da solo e lei cresce fino a 17 anni in un clima di felicità fluttuante grazie a questo padre dall'energia e dall'entusiasmo sconfinati, che ha messo da parte la propria vita per dedicarsi interamente alla figlia. Ma lo stato di grazia sembra volgere al termine: Rosa (Céleste Brunnquell), che è stata ammessa alle Belle Arti di Metz, a centinaia di chilometri di distanza, sta per lasciare la casa di famiglia, che Étienne ha messo in vendita per trasferirsi altrove con la fidanzata Hélène (Maud Wyler). Per la ragazza è difficile pensare di lasciare il padre, ma per quest'ultimo è ancora peggio, perché non solo il suo lavoro è a rischio a causa della decisione del municipio di piantare alberi sul terreno attualmente occupato dal campo da calcio, ma scorge anche Valérie sullo schermo durante un servizio sul surf a Nazaré, in Portogallo. E la cosa è a dir poco sconvolgente...

Cineasta che sa ritagliarsi il suo spazio e che è particolarmente abile quando si tratta di contrasti inaspettati e comici (fra le altre, una scena di ninna nanna da antologia), Erwan Le Duc ambienta il suo universo ludico ai margini di un mondo moderno unico e complesso, ben ancorato alle preoccupazioni (soprattutto ecologiche) del suo tempo. È un'opera le cui varie componenti sono separate per creare un ritratto originale in cui l'emozione si nasconde dietro ogni intenzione. Paradossalmente, questo crea una distanza emotiva con lo spettatore, poiché il talento del regista per il contrappunto diventa un po' troppo sistematico. Ma questo non significa che non ci si diverta immensamente, seguendo la scia dei due impeccabili attori protagonisti del film.

Prodotto da Domino Films, La Fille de son père è venduto nel mondo da Playtime.

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(Tradotto dal francese)

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