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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Billy

di 

- L’esordio di Emilia Mazzacurati, ambientato nelle periferie del Nordest raccontate dal padre Carlo, è un coming of age immerso nella nebbia e stemperato da un gusto surreale

Recensione: Billy
Matteo Oscar Giuggioli in Billy

Fedele al cognome che porta, Emilia Mazzacurati non si è allontanata con la sua opera prima Billy [+leggi anche:
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dai territori prediletti dal padre Carlo (scomparso nel 2014), quel Nordest dallo stravagante paesaggio umano di cui il maestro padovano osservava con una certa amarezza relazioni e sistemi di valori. Essendo una Millennial, Emilia alla lezione del genitore ha incorporato il cinema indie americano dagli anni 80 al Sundance, tanto che Billy è vincolato a molti coming-of-age (anche serie tv) con protagonisti giovani loser geniali quanto indecisi. Film di chiusura Bellaria Film Festival, Billy è dal 1° giugno nelle sale italiane con Parthénos.

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Protagonista del film è appunto il diciannovenne Billy (un sorprendente Matteo Oscar Giuggioli), ex bambino prodigio che a 9 anni ha inventato e condotto un podcast di musica di successo e vive ora con l’eccentrica madre Regina (Carla Signoris a suo agio nei panni della lunatica un po’ mitomane con la mania dei film western) in un paesino sospeso nel nulla tra Friuli e Veneto. Billy soffre di attacchi di panico che mitiga ingurgitando pasticche di “serenix”, è segretamente innamorato della vicina di casa Lena (Benedetta Gris), si rifugia in un camper dismesso dove invita ragazzini di 8-12 anni, futuri nerd, a cimentarsi in giochi da tavolo. Questa fluttuante e ondivaga incertezza viene interrotta dall’arrivo in città di Zippo (Alessandro Gassmann), un rocker scomparso da anni, idolo d’infanzia di Billy, tornato per fare i conti con la propria coscienza di padre che ha abbandonato più di un figlio per inseguire il successo.

Immancabile il confronto generazionale che porterà a prendere decisioni catartiche da parte di entrambi. Il cast, arricchito da Giuseppe Battiston e Roberto Citran - due attori che in vari momenti hanno partecipato alla creazione dell’universo cinematografico di Carlo Mazzacurati - e da Sandra Ceccarelli, è fotografato (dagli esperti Daria D’Antonio e Alessandro Abate) in brevi quadri dal colorato e plasticoso design anni 80 creato da Emilia Bonsembiante (sarebbe ovvio citare Wes Anderson e infatti lo facciamo), come capitoletti scanditi dalle fasi lunari, recitando quel malinconico eroismo delle periferie : “Ci vuole più coraggio a restare”, dice il vigile del fuoco Battiston che flirta con la mamma di Billy. Padri assenti, fuggiti via, madri single e adolescenti solitari (si scopre che il vero nome di Regina è Elettra, ma non ci sono bambine a cui attribuire il noto complesso junghiano), in un microcosmo nebbioso da cui non si ha voglia di andar via. Però il dramma è declinato in commedia e stemperato da un gusto surreale che tutto avvolge. Un esodio che promette futuri sviluppi.

Billy, scritto dalla regista, è prodotto da Jolefilm con Rai Cinema.

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