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ANNECY 2023

Recensione: Toldi

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- Co-diretto da Lajos Csákovics, questo adattamento di un famoso poema epico magiaro è l'ultimo film del maestro dell'animazione ungherese Marcell Jankovics, morto nel 2021

Recensione: Toldi

"Guardò le stelle, il suo cuore bruciava, pensava a come si era trasformato il suo destino". Come Miklós, il potentissimo protagonista dell'ultimo film di Marcell Jankovics, Toldi [+leggi anche:
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(co-diretto da Lajos Csákovics), presentato al concorso Contrechamp del 42mo Festival del cinema d’animazione di Annecy, anche il cineasta ungherese scomparso nel 2021 aveva percorso un cammino insolito. Candidato all'Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione nel 1976 con Sisyphus e Palma d'Oro per il cortometraggio a Cannes nel 1977 con The Struggle, Jankovics ha diretto il primo lungometraggio d'animazione del suo paese, Gianni il Prode, nel 1973, mentre le sue opere successive hanno lasciato un segno indelebile (in particolare Figlio della Cavalla Bianca del 1981 e La tragedia dell'uomo) grazie a uno stile molto personale intriso di psichedelia e alla predilezione per l'adattamento di miti e leggende ungheresi.

Toldi, quinto lungometraggio e ultima opera in assoluto di Jankovics, in una carriera unanimemente acclamata all'interno della grande famiglia dell'animazione internazionale, è perfettamente in linea con le opere precedenti del regista, che questa volta prende come base per la sua storia un famoso poema epico scritto nel 1846 dal suo connazionale János Arany. Il suo eroe, Miklós Toldi, è "un ragazzo tarchiato, con il viso ancora glabro", dalla forza erculea, che lavora nei campi sognando un futuro glorioso fatto di "spade scintillanti e fieri guerrieri". Figlio di un cavaliere, è confinato nella terra di famiglia dal fratello Gyorgy, che ha cospirato per impadronirsi della fortuna dei Toldis e per essere il loro unico rappresentante a Budapest alla corte di re Luigi d'Ungheria.

Ma Gyorgy il Crudele spinge le cose un po' troppo in là, provocando e molestando il giovane Miklós (figlio e fratello rispettoso) finché quest'ultimo non reagisce e un uomo viene lasciato per terra. Perché quando Miklos si arrabbia, è come un Hulk dei tempi antichi. Così, troviamo il nostro giovane eroe bandito e cacciato nella foresta e nelle paludi ("dove andare? Dove iniziare una nuova vita? La sua anima non trovava pace. Avrebbe potuto andare in esilio, se non fosse stato per il dolore di sua madre"). Tra disavventure e colpi di scena, Miklós si dirige a piedi verso la capitale, dove lo attende il suo destino sotto forma di un cavaliere ceco invincibile e assetato di sangue...

Tra una tempesta, lupi, fame, duelli, un cimitero, vedove in lutto da vendicare, un toro infuriato e monete d'oro nascoste in una pagnotta, questo film – accessibile a tutti gli spettatori – avanza con i suoi numerosi colpi di scena in compagnia del suo eroe, a sua volta accompagnato dal fantasma di János Arany (l'autore del poema). Quest'ultimo funge da narratore e da sorta di Grillo Parlante, mentre il filo conduttore della trama (molto lineare, con i tradizionali buoni e cattivi) è intervallato da una serie di tableaux che tracciano il passato di Toldi e i suoi sogni per il futuro. Immerso in un'atmosfera suggestivamente cristologica, il film attribuisce grande importanza a tutti gli elementi della natura, che lo stile visivo tipico di Marcell Jankovics, molto colorato, illumina magnificamente. Tutto questo fa sì che Toldi sia un meraviglioso epitaffio a una carriera straordinaria e a una brillante eredità, che il maestro ungherese ha trasmesso al suo co-regista Lajos Csákovics.

Prodotto da Kecskemétfilm Studio, Toldi è venduto nel mondo da NFI World Sales.

(Tradotto dal francese)

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