Recensione: Bellezza, addio
- Nell’affascinante documentario di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese il ritratto di Dario Bellezza, considerato da Pasolini come il miglior poeta della generazione degli anni 70 e 80

Affascinante e struggente nella sua rigorosa semplicità, il documentario di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, Bellezza, addio –in anteprima mondiale alla 59a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro– è il ritratto di Dario Bellezza, uno dei più originali poeti italiani del Novecento.
Allo stesso tempo provocatorio e sensibile, sfrontato e fragile, Bellezza ha vissuto la Roma-Sodoma degli anni 70 e 80 rappresentando “una voce limpida, cristallina, controcorrente” (Nichi Vendola) all’interno del nascente movimento per i diritti della comunità gay. Quando nel 1971 esce Invettive e Licenze, Pier Paolo Pasolini accoglie il libro come l’opera del “miglior poeta della sua generazione”. Paradossalmente l’investitura dell’autore per il quale Bellezza nutriva una ammirazione incondizionata gli peserà come una croce, lui che voleva essere l migliore senza sostenitori eccellenti. “Non ho saputo sfruttare la mia notorietà. Sono un vinto”, lo sentiamo dire in una intervista. Giardina e Palmese, che avevano portato a Pesaro nel 2020 l’eccellente Il caso Braibanti, affidano il ritratto del poeta ai suoi amici più stretti, tra cui i poeti Renzo Paris e Elio Pecora, il critico Franco Cordelli, e alle immagini d’epoca, quando nella capitale si potevano incrociare Alberto Moravia, Sandro Penna e Alberto Arbasino, e di passaggio Carlo Emilio Gadda e Goffredo Parise.
Con Pasolini è amicizia indiscussa. Come ricorda Giuseppe Garrera, curatore dell’archivio di Bellezza, il giovane poeta sarà segretario di Pasolini dalla lavorazione di Medea nel1969, per tre anni. Un impiego inventato da PPP per combattere la perenna mancanza di denaro del giovane autore. Ninetto Davoli lo ricorda nel Decameron, in cui Dario interpreta il sagrestano ladro di tombe.
Lettere da Sodoma è il “primo libro scandalo sulla condizione omosessuale” che ha permesso a molti di acquisire consapevolezza in anni in cui la diversità era una bandiera. Bellezza diventa una sorta di poeta maledetto, il “Rimbaud de Monteverde”, come lo definiscono. “Un maledetto perseguitato dall’allegria”, lo ricorda l’amica Barbara Alberti che con lui rideva spesso. Bellezza ama tempestosamente le sue amiche donne. La poetessa Amelia Rosselli gli affitta una cameretta ma non sopporta il viavai di ragazzi. Il rapporto con Elsa Morante finirà per inasprirsi.
È un momento d’oro per la poesia, che “non era finita con l’avanguardia”, come sottolinea Simone Carella, animatore del mitico Beat 72, teatro di ricerca dedicato al teatro e alla poesia. Nel giugno 1979 si tiene sulla spiaggia di Castel Porziano il “Primo Festival Internazionale dei Poeti” a cui Bellezza partecipa, e dove viene fischiato come del resto tutti i suoi colleghi Sono presenti 10mila giovani tra nudisti e sballati, con grande scandalo dei giornali. Il terzo giorno il palco letteralmente (e anche simbolicamente) sprofonda nella sabbia. Forse è la fine della poesia.
Uno scoop giornalistico rivela che è ammalato di AIDS. Lui così schivo e riservato, che aveva nascosto ai genitori la sua omosessualità, si chiude in casa devastato da quell’accanimento. Lo trattano come un appestato anche per quelle strade di Roma amatissime, di cui aveva sempre frequentato i mercatini. Esprime il suo disagio esistenziale in un’intervista televisiva in Campo de’ Fiori, significativamente davanti alla statua di Giordano Bruno, filosofo eretico messo al rogo dalla Chiesa in quella piazza nel 1600: “L’unica speranza è Dio, ma io non sono credente”. Maurizio Gregorini racconta commosso i suoi ultimi momenti. Dario muore nel marzo del 1996, dopo una “vita tempesta”, come l’aveva definita in una sua poesia. Quella di Giardina e Palmese è una riflessione duplice su due urgenze, quella sulla parità di genere e quella sulla funzione civile dei poeti, all’epoca ignorati da istituzioni e cultura mainstream.
Bellezza, addio è prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà.
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