Recensione: Ciompi
- Agnès Perrais racconta la storia della rivolta medievale dei Ciompi a Firenze con un film poetico e formale che fa da ponte tra le lotte degli operai del Trecento e quelle attuali

È la voce roca dello storico Alessandro Stella a scandire il ritmo di Ciompi, il nuovo film di Agnès Perrais presentato alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro che racconta il tumulto popolare che scosse Firenze nell'agosto del 1378. L’opera di Perrais è nata in seguito a un laboratorio femminista sull’utilizzo della pellicola in formato Super8, alla quale la regista francese alterna l’uso della pellicola in 16mm, per fare un film che si preoccupa di raccontare una delle più grandi rivolte urbane del Medioevo collegandole alle lotte di oggi. Un lavoro in cui la dialettica tra presente e passato ha il compito impegnativo di mostrare in maniera netta lo stesso bisogno di emancipazione sociale ed economica degli operai tessili di Firenze, sia quelli di ieri che di oggi. Questo ponte temporale non è l’unico elemento sul quale scorre la pellicola granulosa di Agnès Perrais. Con la rivolta dei Ciompi si interseca anche la vita di Alessandro Stella, che scappato dall’Italia negli anni ‘70, racconta con lo stesso pathos la sua storia di rifugiato politico in Francia e la storia del popolo minuto di Firenze. Nel racconto orale della storia dei Ciompi, che prosegue in maniera cronologica, si inseriscono le immagini di una Firenze spettrale, quella medievale, alternate alle manifestazioni degli operai tessili che abitano gli stessi luoghi di lotta. Le contraddizioni in seno al modello industriale vengono suggerite da Agnès Perrais mettendo nello stesso spazio filmico la zona industriale di Prato, dove gli stranieri immigrati vengono sfruttati a pochi euro per produrre vestiti (come se in quasi settecento anni la storia non si fosse mossa) e il centro della Firenze glamour che quei vestiti li vende, insieme a un insostenibile modello di lusso chiamato Made In Italy.
Ciompi è un film politico e pittorico proprio per questa sua capacità di restituire la malinconia di una Firenze sconfitta e popolare che va dagli affreschi del Masaccio al cinema di Straub-Huillet passando dai pittori macchiaioli dell’Ottocento. Perrais ne disegna una geografia diversa, opposta e periferica, di una bellezza incantevole, in cui è il popolo minuto ad essere il motore della storia. Sono i vinti ad essere protagonisti e a essere al centro di una storia ufficiale che vuole metterli da parte, nasconderli. Questo protagonismo è reso in maniera cinematografica dalla centralità nella scena delle figure degli operai in sciopero, che reclamano a voce alta il loro non voler essere schiacciati dall’avidità dei padroni e il loro diritto a una vita dignitosa. In questo senso si muove la ricerca estetica del film con una costruzione delle immagini rigorosa, dovuta non solo al fatto che il film sia stato girato in pellicola ma a un ragionamento sul come si debba ripensare la storia e il racconto del presente. I tempi sospesi delle inquadrature di Agnès Perrais si pongono in opposizione alla velocità distante con cui i mass media mostrano i più deboli, dimostrando che si può ancora fare cinema in maniera politica, spostando lo sguardo e riappropriandosi del tempo. Il tempo. Non è forse questo che chiedono gli operai con la riduzione degli orari di lavoro?
Ciompi è co-prodotto da L’image d’après e La surface de dernière diffusion con il sostegno di Tënk e di Mediapart.
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