Recensione: Background
- L'estroso Khaled Abdulwahed mescola i ricordi e si mette sulle labili tracce del padre, studente siriano nella Repubblica Democratica Tedesca negli anni Cinquanta

"Forse riusciremo a rivederci. Chi lo sa..." Rifugiato in Germania da diversi anni, il regista siriano Khaled Abdulwahed lavora a una affascinante sperimentazione documentaria, in particolare sulla memoria, sempre legata al suo Paese d'origine, che gli è già valsa numerosi riconoscimenti con il cortometraggio Backyard nel 2018 e il lungometraggio Purple Sea nel 2020. Un'opera agli esordi che si arricchisce brillantemente con Background, presentato nel concorso internazionale del 34° FIDMarseille. Un film molto singolare, di grande finezza formale e con pochissimo materiale, in cui il regista intreccia legami sonori e fotografici con il padre Sadallah, bloccato nelle difficoltà di oggi ad Aleppo, indagando la sua giovinezza di siriano andato a studiare ingegneria nella Repubblica Democratica Tedesca negli anni Cinquanta.
"Sono partito da solo dalla stazione Baghdad ad Aleppo. Ho preso l'Orient Express per Istanbul, poi i Balcani, la Bulgaria, la Grecia, la Jugoslavia, Vienna, la Cecoslovacchia e la Germania". La linea telefonica si interrompe mentre il padre racconta al figlio, a pezzi e bocconi, il suo viaggio e la sua permanenza nella DDR, iniziata nel 1956 con un anno a Lipsia per imparare il tedesco, poi nelle università di Dresda e Merseburg per studiare chimica e ingegneria petrolifera. Dall'altro capo del telefono, Khaled disseziona le rare foto del padre di quel periodo, digitalizzandole e manipolandole, cercando di verificare l'identificazione dei luoghi ("c'è una cattedrale gotica sullo sfondo: è l'Europa", "ci sono pubblicità occidentali per strada: Universal, Moulin Rouge, Volkswagen: non può essere la Germania Est. Vienna? O forse Germania Ovest?", "Google ha riconosciuto il luogo: San Pietroburgo. Era una vacanza? Un viaggio universitario?"). Ma il regista (che vive a Berlino) è andato anche a Lipsia e a Dresda, trovando negli archivi locali documenti a sostegno della sua indagine (in particolare un cinegiornale degli anni Cinquanta su questa scuola frequentata da studenti di una cinquantina di Paesi).
Questi indizi e informazioni più generali alimentano gli scambi più intimi con un padre che potrebbe non rivedere mai più (le procedure per concedergli asilo in Germania sono complesse, Aleppo vive al ritmo delle esplosioni e della ricerca di benzina per i generatori, il padre ha una tosse preoccupante, ecc.) e con il quale mantiene un legame prezioso e che rappresenta una fonte di memoria al di là del tempo e della distanza.
Esperto nell'arte di creare significati ed echi enormi con un numero infinito di elementi, Khaled Abdulwahed sa giocare meravigliosamente con immagini e suoni, talvolta fino al limite dell'astrazione. È un talento antico e moderno al tempo stesso, e sarà sicuramente interessante seguirne lo sviluppo.
Background è prodotto dalla berlinese Pong.
(Tradotto dal francese)
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