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GIFFONI 2023

Recensione: Il più bel secolo della mia vita

di 

- Sergio Castellitto interpreta un centenario nella dramedy di Alessandro Bardani, ben scritta e ben recitata, che segna il debutto al cinema di Valerio Lundini e premiata al Giffoni Film Festival

Recensione: Il più bel secolo della mia vita
Sergio Castellitto e Valerio Lundini in Il più bel secolo della mia vita

Gustavo non ha mai conosciuto sua madre. Una legge in Italia impedisce a un figlio non riconosciuto alla nascita di sapere l’identità dei propri genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Gustavo ora ha cento anni, e Giovanni – suo “fratello di culla”, ovvero abbandonato come lui alla nascita, ma molto più giovane – cerca la complicità del vecchio uomo per battersi contro l’assurda “legge dei 100 anni” italiana. Gustavo e Giovanni sono Sergio Castellitto e Valerio Lundini nel film d’esordio di Alessandro Bardani, Il più bel secolo della mia vita [+leggi anche:
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scheda film
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, applaudito al 53° Giffoni Film Festival, dove è stato eletto miglior film nella sezione Generator +18. Un film ben scritto e ben recitato, che mischia con fluidità lacrime e risate, e che getta una luce su una normativa che attualmente tocca 400mila persone private del diritto di conoscere chi li ha messi al mondo, e quindi di ottenere anche importanti informazioni sul proprio patrimonio genetico.

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Tratto dall’omonima pièce teatrale di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua, anche autori della sceneggiatura insieme con Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, Il più bel secolo della mia vita è un road movie che mette insieme un uomo centenario che ha rinunciato al proprio passato, e che cerca di godersi la vita fino all’ultimo giorno, con un trentenne che senza quel passato non sa andare avanti. Gustavo e Giovanni si incontrano per la prima volta nell’ospizio dove il vecchio uomo risiede da parecchi anni. Il ragazzo, membro dell’associazione dei figli adottivi, è venuto a prenderlo per portarlo a un importante evento dove Gustavo potrà finalmente ritirare il fascicolo dove è indicata l’identità di sua madre, e sensibilizzare quindi il governo sulla necessità di cambiare quella legge spietata. Gustavo accetta di salire in macchina con Giovanni più per la “botta di vita” che questo viaggio comporta che per la causa in sé: in realtà, conoscere le proprie origini non gli importa più molto.

A Giovanni, invece, la causa interessa parecchio, per lui è quasi un’ossessione. Il film, quindi, è tutto giocato sul contrasto tra i due, in particolare tra la seriosità del giovane e la leggerezza del vecchio; quest’ultimo rievoca i tempi in cui faceva il pilota a Vallelunga e poi andava a ballare nei locali, e ancora oggi insiste per mettersi al volante, alla sua veneranda età, generando momenti di inevitabile comicità. Invecchiato di trent’anni, Sergio Castellitto sfoggia tutte le sue doti di attore esperto per rendere credibile il suo personaggio, anche nel timbro di voce e nei movimenti; a Valerio Lundini – uno degli umoristi più interessanti della sua generazione, qui al suo debutto come protagonista al cinema – basta invece essere se stesso per funzionare all'interno questa improbabile coppia. I dialoghi sono serrati e mai banali, il film tratta un tema importante senza essere retorico, il tutto accompagnato da ottimi comprimari (tra cui spiccano Carla Signoris, nei panni della madre adottiva di Giovanni, e Betti Pedrazzi, nel ruolo della suora che si prende cura di Gustavo), dalla bella canzone di Brunori Sas composta appositamente per il film, e da suggestive immagini di repertorio che ci ricordano quanto può cambiare il mondo nell’arco di cento anni.

Il più bel secolo della mia vita è prodotto da Goon Films (produttore artistico è Gabriele Mainetti) e Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Prime Video; il film uscirà nelle sale italiane il 7 settembre distribuito da Lucky Red.

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