LOCARNO 2023 Cineasti del presente
Recensione: La morsure
- Il primo lungometraggio di Romain de Saint-Blanquat mette in scena i tribolazioni e le palpitanti ossessioni di un’adolescente fuori dal comune

Presentato in prima mondiale al Locarno Film Festival nel concorso Cineasti del presente, La morsure [+leggi anche:
trailer
intervista: Romain de Saint-Blanquat
scheda film], lungometraggio di debutto del giovane regista francese Romain de Saint-Blanquat, ci trasporta indietro nel tempo, nei ribelli anni Sessanta, più precisamente durante il Martedì Grasso del 1967. A guidarci, protetti dall’oscurità di una notte che sembra non finire mai, ci pensano la diciassettenne Françoise (magnetica Léonie Dehan-Lamort), allieva di un collegio cattolico popolato da suore fanatiche, e la sua amica Delphine (intensa Lilith Grasmug), sorta di alter ego raziocinante che tenta di salvarla da una fine apparentemente imminente. Sì perché Françoise è convinta che gli resti solo una notte da vivere, una notte che intende assaporare in modo pericolosamente intenso guidata unicamente dai suoi istinti e dalla curiosità insaziabile dell’adolescenza. Decise a rompere l’opprimente monotonia del pensionato nel quale sono “rinchiuse”, le due giovani protagoniste decidono di fuggire per raggiungere un gruppo ragazzi che hanno organizzato una festa in una villa abbandonata nel bosco.
Accompagnate da una colonna sonora in perfetto stile anni Sessanta, le immagini che ritrascrivono la fatidica notte passata da Françoise e Delphine si insinuano sotto pelle ricordandoci che il presente non deve essere sprecato ma al contrario vissuto con la massima intensità, con la stuzzicante incoscienza della gioventù. La morsure è un film nel quale le emozioni della protagonista dominano sovrane, delle emozioni talmente intense che diventano incandescenti. Giocando abilmente sulle opposizioni: le suore che tentano di trasformare la fede in fanatismo e la sete di ribellione delle due protagoniste, Françoise in primis, o ancora la ricerca di normalità di Delphine e la smania di anarchia di Françoise, Romain de Saint-Blanquat vuole farci partecipare allo scombussolamento interiore provato nello scoprire un mondo al contempo affascinante e pericoloso nel quale perdersi, fino allo stordimento.
Miscela esplosiva di horror in stile Dario Argento (i vestititi da scolaretta della protagonista ricordano sorprendentemente quelli delle ballerine del pensionato di Suspiria) e coming of age dal sapore vintage e poesia alchemica che ricorda film emblematici di Philippe Garrel quali Elle a passé tant d’heures sous les sunlights ou Sauvage innocence (la scena nella quel i giovani danzano insieme in un moto di liberazione catartico è particolarmente emblematica), La morsure ci fa credere nel potere rivoluzionario della gioventù, nella necessità di sperimentare la vita piuttosto che sognarla, di specchiarsi nella sua luce coscienti di potersi bruciare.
Oltre ad essere un’ode alla spensieratezza e ai tormenti delle prime volte, il film di debutto di Romain de Saint-Blanquat è anche un ritratto crudele e affascinante di due ragazze che sfidano le convenzioni della loro epoca. A dominare questo duo di ribelli, versione edulcorata in salsa yéyé delle eroine di Female Trouble di John Waters, ci pensa Françoise, misteriosa e tagliente (anti)eroina che delle regole, eteropatriarcali in primis, non sa che farsene. Decisa a scoprire se stessa, i lati oscuri di una personalità complessa che indossa con fierezza, la protagonista di La morsure non ha bisogno di un uomo per esistere, un uomo che, come in molti film sull’adolescenza la “educhi” alla vita. Quello che vuole è piuttosto imporre le proprie regole, plasmare la realtà basandosi sulle sue intense emozioni. E questa è già di per sé una grande rivoluzione.
La morsure è prodotto dalla francese Easy Tiger e venduto all’internazionale da Films Boutique.
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.