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LOCARNO 2023 Piazza Grande

Recensione: Guardians of the Formula

di 

- Il regista serbo Dragan Bjelogrlić propone un dramma scientifico abilmente costruito che approfondisce eventi storici poco conosciuti

Recensione: Guardians of the Formula
Radivoje Bukvić in Guardians of the Formula

Tratto dal romanzo di Goran Milašinovićm Vinča Case, ispirato a una storia vera, Guardians of the Formula [+leggi anche:
trailer
intervista: Dragan Bjelogrlić
scheda film
]
è stato presentato nel concorso Piazza Grande del Festival di Locarno e si inserisce perfettamente nella sezione, pensata per mostrare a un pubblico più ampio il cinema d'autore contemporaneo. Con una trama che rivela una missione nucleare segreta avvenuta in Jugoslavia negli anni Cinquanta, durante la Guerra Fredda, il film del regista serbo Dragan Bjelogrlić fa indirettamente riferimento al clima attuale, la Storia che si ripete, e alle incombenti minacce di guerra atomica. Parallelamente, è anche un thriller psicologico abilmente sceneggiato, con una suspense crescente che cattura l'attenzione e allo stesso tempo è eloquentemente descrittivo del turbolento contesto storico-politico in cui si svolgono gli eventi.

Nei primi due minuti, la narrazione va dritta al punto: il lavoro del famoso medico parigino Mathé (Alexis Manenti) dell'Istituto Curie viene interrotto dall'arrivo di un aereo di stato jugoslavo con a bordo scienziati irradiati, guidati dal professor Popović (Radivoje Bukvić). I due sono stati avvelenati a causa delle loro ricerche sulla creazione di una bomba atomica, lasciando Mathé indignato per il fatto di dover aiutare persone il cui lavoro ha diffuso la paura che il mondo possa essere spazzato via con la semplice pressione di un pulsante. Tuttavia, la sua umanità lo spinge a curarli in modo del tutto sperimentale, dal momento che non è ancora stata inventata una cura. In un'atmosfera di ostilità verbale e di diffidenza reciproca - dovuta al fatto che medico e pazienti provengono da parti diverse della cortina di ferro e la loro comunicazione è attraversata dalla tensione dei discorsi politici di ciascuna parte - Mathé compie un passo rivoluzionario e conduce un trapianto di midollo osseo dall'esito poco chiaro. Nel frattempo, il contatto tra i rappresentanti dei due partiti contrapposti nella Guerra Fredda dimostra che il bene e il male hanno le loro sfumature e che le persone non sono semplici avatar di idee o opinioni politiche. La vita è sempre più complessa di così, sembra essere il sottotesto.

Nei titoli di testa del film compare il sottotitolo Reazione a catena, che da un lato si riferisce letteralmente alla catena di eventi cruciali e interconnessi rispecchiati dalla sceneggiatura, dall'altro suggerisce un significato aggiuntivo. Nel caso in cui non fosse stato notato dagli spettatori, questo viene espresso a parole proprio alla fine: più importante del successo della guarigione degli scienziati irradiati e della salvezza di una singola esistenza è il sacrificio per il bene comune. In seguito agli eventi rappresentati sullo schermo, il progetto jugoslavo della bomba atomica fu sospeso per sempre, mentre il trapianto di midollo osseo negli esseri umani si affermò come una pratica che in seguito avrebbe combattuto la leucemia. Quindi, l'esperimento nucleare ha portato a conseguenze positive. Il difetto principale del film è proprio questo tono esplicativo, che raggiunge il suo apice alla fine e priva lo spettatore della possibilità di trarre le proprie conclusioni sfumate. Tuttavia, la regia sicura di Bjelogrlić, la tavolozza pallida di Ivan Kostić (che si sposa bene con l'ambiente dell'ospedale-laboratorio) e le solide performance attoriali contribuiscono al buon risultato del film.

Guardians of the Formula è prodotto dalla serba Cobra Film in coproduzione con la serba Ton Film, la slovena Perfo Production, la montenegrina Bitter Frames Production e lo Skopje Film Studio della Macedonia settentrionale.

(Tradotto dall'inglese)

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