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COPRODUZIONE Regno Unito

Una revisone dei trattati internazionali

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Il governo britannico ha annunciato ieri una revisione sui trattati di coproduzione internazionale per permettere al paese di beneficiarne culturalmente ed economicamente. Si tratta di una manovra volta anche a eliminare gli abusi dei partner nella coproduzione per accedere agli incentivi fiscali previsti nel Regno Unito.

La norma più rigorosa che sostituisce quella esistente, realizzata dopo ampie consultazioni tra l'industria cinematografuica britannica e i partner internazionali, ha ricevuto l'appoggio dell'associazione dei produttori britannici (PACT), del UK Film Council e del Dipartimento Cultura, Media e Sport (DCMS).
Questa normativa (accessibile sul sito di DCMS) introduce nuove regole, come la domanda di autorizzazione operativa da fare al DCMS quattro settimane prima dell'entrata in produzione, e requisiti più rigorosi per i rapporti dei revisori dei conti. Essa chiarifica inoltre le basi sulle quali il DCMS accorda la certificazione britannica alle coproduzioni internazionali (film realizzati da due o più Paesi), consentendo così di applicare gli incentivi fiscali.

Dal 2005, il Canada (paese che è già stato accusato di abusare del sistema) sarà la prima vittima di queste nuove linee guida, nelle quali è scritto che raddoppierà la somma minima, dal 20 al 40 per cento, del budget del film da spendere in territorio britannico.
Un film sarà qualificato come "inglese" se almeno il 70 per cento del budget sarà speso nel Regno Unito, a meno che non ci siano specifici accordi di coproduzione. Il Regno Unito ha accordi bilaterali con Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Nuova Zelanda e Norvegia e altri accordi, tramite la covenzione europea, con una trentina di Paesi.
Nei primi anni '90 sono stati realizzate una ventina di coproduzioni all'anno, ma il 2003 segna circa 200 coproduzione britanniche.

(Tradotto dall'inglese)

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