Recensione: La paradoja de Antares
- Con mezzi di produzione limitati e tanta creatività, Luis Tinoco realizza un'avvincente opera prima ambientata interamente tra le quattro mura di un osservatorio SETI

Da anni siete seduti tra le stesse quattro mura, studiando misteriosi segnali che potrebbero rivelare la presenza di esseri extraterrestri da qualche parte nello spazio. Durante questa esistenza simile a quella dei protagonisti di Aspettando Godot, vi impegnate a fondo nei vostri sforzi di ricerca, pur sapendo che c'è la possibilità che tutto questo sia solo una perdita di tempo. Un giorno, però, Godot si presenta a sorpresa: uno di questi segnali sembra autentico e il vostro nome potrebbe essere citato nei libri di storia per sempre. Siete obbligati a rimanere in quella stanza, a eseguire tutti i controlli del caso e ad assicurarvi che la vostra scoperta non sia solo un altro "falso allarme". D'altra parte, vostro padre (Jaume de Sans) è sul letto di morte e rimanere nell'osservatorio ancora per qualche ora potrebbe mettere a rischio l'ultima possibilità che avete di vederlo prima della sua imminente scomparsa.
È questa l'avvincente premessa alla base della storia di Alexandra Baeza (interpretata dalla bravissima Andrea Trepat), protagonista del dramma fantascientifico La paradoja de Antares [+leggi anche:
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scheda film] di Luis Tinoco. L'opera prima di Tinoco è stata presentata nella sezione Moonwalker Features del Nòt Film Fest di Santarcangelo di Romagna, dove ha vinto i premi per il miglior film e la migliore interpretazione, quest'ultimo assegnato alla Trepat.
Baeza, una scienziata che lavora per la tanto trascurata sezione spagnola del SETI, viene inizialmente vista partecipare a un'intervista online, poche ore prima dell'inizio del suo turno. L'intervista, i cui estratti saranno divulgati nel corso del film, chiarirà la natura del suo lavoro e i principali temi narrativi del film. Questa comunicazione sullo schermo è una scelta semplice ed efficace che ci aiuta ad abituarci a molte delle interazioni di Alexandra con il mondo esterno. Bloccata nell'osservatorio, Alexandra manda messaggi, chiama e videochiama persone che cercano disperatamente aiuto e comprensione, e questo finisce per intensificare la sua solitudine. C'è anche una sottile, ma efficace, critica all'oppressione delle donne sul posto di lavoro, poiché è evidente che alcuni colleghi di Alexandra non la prendono molto sul serio e finiscono per maltrattarla
Quando il ritmo narrativo si accelera nell'ultimo terzo del film, ci si può rendere conto che la chiusura dell'arco narrativo sembra un po' troppo affrettata. La lotta della scienziata tra il portare avanti la sua ricerca - dimostrando che tutti gli altri si sbagliano - e il rimanere vicino ai suoi cari va fuori controllo, prendendo pieghe imprevedibili ed estreme.
Nel complesso, l'opera prima di Tinoco è un racconto avvincente, che riesce - con mezzi produttivi limitati e una discreta scrittura - a tenere incollato lo spettatore. Oltre a questo, l'attenzione di Tinoco per i dettagli è perfetta. In particolare, spiccano l'elegante colonna sonora di Arnau Bataller, l'attento lavoro di Trepat nel ritrarre l'astrofisica - costantemente in bilico tra l'ossessione, il senso del dovere e il desiderio di scegliere, per una volta, la famiglia piuttosto che la carriera - e diverse scelte di scenografia. Ad esempio, i post-it e i numerosi oggetti lasciati sulla sua scrivania appaiono credibili e conferiscono all'ambiente circostante un'aria "vissuta", lasciando intendere che nulla è stato lasciato al caso e che sono state fatte molte ricerche prima di girare.
La paradoja de Antares è prodotto dalla spagnola Onirikal Studio.
(Tradotto dall'inglese)
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