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VENEZIA 2023 Giornate degli Autori

Recensione: Backstage

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- VENEZIA 2023: Il primo lungometraggio della coppia di registi Afef Ben Mahmoud e Khalil Benkirane ricrea l’universo vibrante e caotico del dietro le quinte di un gruppo di danzatori in tournée

Recensione: Backstage
Afef Ben Mahmoud, Sidi Larbi Cherkaoui e Sofiane Ouissi in Backstage

Durante le loro lunghe tournée, le compagnie di ballo saltano da un palco all’altro e coloro che ne fanno parte viaggiano, mangiano, dormono insieme, ridono, piangono, litigano, si innamorano. Diventano come una famiglia. Sa bene di cosa parla Afef Ben Mahmoud nel suo primo lungometraggio, co-diretto con il marito Khalil Benkirane, poiché ha lavorato per molti anni come ballerina professionista. E Backstage [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato in concorso alle 20me Giornate degli Autori della 80ma Mostra di Venezia, ricrea proprio quell’universo vibrante e caotico che è il dietro le quinte di un gruppo di danzatori, con le loro dinamiche e tensioni sotterranee che il pubblico non vede, ma che sono presenti e hanno il potere di condizionare il lavoro di tutti.

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Questo succede quando, durante una performance, Aida (interpretata dalla regista stessa) provoca Hedi (Sidi Larbi Cherkaoui), suo compagno di vita e di scena, che a sua volta, per dispetto, la fa cadere bruscamente a terra, davanti agli occhi increduli degli altri ballerini. The show must go on, ovviamente, ma quando cala il sipario Aida è dolorante e rischia di non poter ballare la sera successiva a Marrakech, per l’importantissima data finale della loro fortunata tournée. Impossibile annullare lo spettacolo, così la compagnia decide di mettersi in viaggio alla ricerca di un dottore. Durante il trasferimento, però, ne accade un’altra: per evitare una scimmia che attraversa la strada, il pullman su cui viaggiano sbanda e buca due ruote (e la ruota di scorta è soltanto una). Il gruppo decide allora di mettersi in cammino verso il villaggio più vicino, attraversando la foresta al chiaro di luna.

Comincia così uno strano road movie attraverso la selva dell’Atlante marocchino, tra alberi, animali selvatici e passi di danza, durante il quale cominciamo a conoscere meglio i membri di questo ensemble e le loro connessioni, tra amori, tradimenti, nostalgia di casa, gravi perdite e passioni inconfessabili. La telecamera si sposta da un personaggio all’altro, ne capta i dialoghi e danza letteralmente con loro, sullo sfondo costante dei suoni della natura (le foglie calpestate, i versi degli animali, i richiami degli uccelli), il tutto incorniciato dalle luci e le ombre di una foresta che sembra fatata, ma che nasconde anche molte insidie.

Al sorgere del sole, e al termine di una notte di rivelazioni, gli equilibri tra i personaggi non saranno più gli stessi. Non avremo avuto il tempo di appassionarci davvero alle storie, appena accennate, di ognuno di loro (il cast include le coreografe Sondos Belhassen e Hajiba Fahmy, il performer Ali Thabet, i ballerini Sofiane Ouissi e Nassim Baddag, e poi ancora gli attori Abdallah Badis e Saleh Bakri, e la designer Salima Abdel Wahab, in un pot-pourri di nazionalità che va dalla Palestina all’Algeria, dalla Francia alla Tunisia e al Marocco), ma gli occhi avranno goduto di splendide sequenze di danza, coinvolgenti e molto ben girate. Un film collettivo, molto fisico, che oscilla tra le luci della ribalta e l’oscurità dei mondi interiori, e in cui anche i più dolorosi conflitti si risolvono con umanità e con un caldo abbraccio.

Backstage è una produzione marocchino-tunisina di Lycia Productions e Mesanges Films, in coproduzione con Iota Production (Belgio), Les Films de l'Altaï (Francia), DUOfilm (Norvegia), Metafora Production (Qatar) e Film Clinic (Arabia Saudita).

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