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VENEZIA 2023 Fuori concorso

Recensione: Vivants

di 

- VENEZIA 2023: Alix Delaporte ha tutti gli ingredienti giusti, ma la sua ricetta per un ritratto di gruppo di grandi reporter fallisce a causa di un eccesso di buoni sentimenti

Recensione: Vivants
Pierre Lottin, Jean-Charles Clichet, Pascale Arbillot, Vincent Elbaz, Alice Isaaz e Roschdy Zem in Vivants

Sono facilmente riconoscibili. Sono sempre personalità molto forti, drogate dall'adrenalina della cronaca, o anche dal pericolo dei teatri di guerra, ma nascondono anche ferite profonde, fragilità che alimentano i loro eccessi e li isolano dalla normalità della vita quotidiana. La loro vita privata è quindi spesso complicata e non amano altro che la compagnia dei colleghi, con i quali condividono la solidarietà di chi conosce la realtà del mondo e il più delle volte aspira a denunciarne le mancanze. Chi sono? I grandi reporter, ed è a loro che la regista francese Alix Delaporte ha cercato di rendere omaggio con il suo nuovo film, Vivants [+leggi anche:
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, presentato fuori concorso all'80ma Mostra di Venezia.

Attraverso il personaggio di Gabrielle (Alice Isaaz), una giovane provinciale intraprendente assunta per capriccio come stagista, il regista ci porta dietro le quinte del programma Reporters gestito da Vincent (Roschdy Zem), affiancato dalla sua squadra di giornalisti esperti (tra cui un'eccellente Pascale Arbillot, ma anche Jean-Charles Clichet e Vincent Elbaz). Da un ospedale pubblico in crisi alle operazioni clandestine dei commando vegani, dalla guerra civile in Africa alle malversazioni delle triadi parigine e dei servizi municipali, la redazione è sempre all'erta ("è un po' come se il nostro mestiere fosse quello di uscire dal seminato"): devono riportare immagini, trovare fonti, far parlare i testimoni, mantenere le distanze, andare al nocciolo della questione e evitare  che gli ospiti sul set contino poco. È un lavoro frenetico e faticoso (come si fa a mantenere la propria vocazione e le proprie motivazioni?), che mette quotidianamente in discussione la propria etica ("come si fa a dare le notizie e, soprattutto, come si fa a tenersele?"), e che si scontra sempre più spesso con la pressione degli ascolti, con i costi aggiuntivi dei reportage all'estero (da qui l'arretramento delle emittenti verso le storie francesi e la maggiore pressione sulle più rare storie internazionali) e con i vincoli derivanti dal fatto di non lavorare più come azienda indipendente ma come parte di un gruppo.

Il film di Alix Delaporte è una sorta di canto del cigno per uno stile di giornalismo investigativo che è stato rimodellato dal panorama audiovisivo nell'ultimo decennio o giù di lì. Molto ben recitato, pone tutte le domande giuste. Il regista di tanto in tanto spinge troppo su un certo sovraccarico (il trambusto un po' finto e permanente della redazione), ma soprattutto di un eccesso di buoni sentimenti (una storia d'amore inutile, personaggi che sono inevitabilmente archetipici ma un po' troppo, un finale del tutto pasticciato). Dopo Angèle et Tony [+leggi anche:
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e Le Dernier coup de marteau [+leggi anche:
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, il regista voleva evidentemente rivolgersi a un pubblico più vasto, ma non è riuscito a evitare le trappole della convenzionalità che purtroppo interferiscono con un soggetto affascinante.

Vivants  è prodotto da Trésor Films (Francia) e Artémis Production (Belgio) e venduto da Pyramide International.

(Tradotto dal francese)

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