VENEZIA 2023 Settimana Internazionale della Critica
Recensione: Sky Peals
- VENEZIA 2023: Il primo lungometraggio di Moin Hussain vanta un'estetica affascinante e un protagonista accattivante, ma è un'esperienza a fuoco lento che rischia di scoraggiare gli spettatori

Il primo lungometraggio di Moin Hussain, intitolato Sky Peals [+leggi anche:
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scheda film], è uno dei titoli presentati in anteprima mondiale alla Settimana Internazionale della Critica della Mostra di Venezia. Lo sceneggiatore e regista londinese sceglie di concentrarsi su un trentenne di nome Adam (interpretato da Faraz Ayub), che fa i turni di notte in un fast-food autostradale nell'Inghilterra settentrionale, conducendo una vita solitaria con pochi contatti o interazioni umane. Quando viene a sapere che il padre, a lui estraneo, è morto, Adam si ritrova a mettere insieme l'immagine complicata di un uomo che non ha mai conosciuto veramente e scopre dettagli della sua vita che fatica a comprendere. Venendo a sapere che suo padre credeva di non essere umano ma un alieno, Adam inizialmente rifiuta del tutto l'idea ma poi, come è naturale, questo assurdo mistero comincia a scuoterlo.
Nel complesso, il film riesce a creare un'atmosfera inquietante e sconcertante e la premessa narrativa sembra essere di buon auspicio per lo sviluppo della storia. Anche il personaggio di Adam è piuttosto originale, e Ayub conferisce al suo ruolo un contegno tranquillo e confuso allo stesso tempo, che lo rende difficile da decifrare e impotente di fronte a tutto ciò che accade intorno a lui.
L'unica presenza confortante nell'esistenza ritirata di Adam potrebbe essere Lara (Natalie Givin), una giovane mamma single che lavora al fast-food con lui. La donna ha forse sviluppato un certo interesse romantico nei confronti di Adam il quale però non si sente mai libero di esplorare le proprie emozioni positive e di godersi la vita.
La sua personalità si arricchisce anche di uno substrato ossessivo: lo vediamo riguardare alcuni filmati della sicurezza e osservare gli ultimi passi del padre. Un bizzarro errore nel filmato inizia a convincerlo della natura ultraterrena del genitore. Anche il rapporto con la madre appare problematico, come si può intuire dalle poche volte che risponde alle sue chiamate.
Dal punto di vista estetico, la fotografia di Nick Cooke è caratterizzata da un'azzeccata tavolozza di colori blu scuro e verde scuro e da un'illuminazione al neon che conferisce un aspetto inospitale e deprimente all'ambiente in cui Adam vive, in modo più evidente nelle scene ambientate all'interno del fast-food.
Ciò che invece funziona meno è il ritmo del film, la cui visione risulta troppo lento, ma che per alcuni potrebbe risultare piuttosto semplicemente un po’ distesa. Una maggiore drammaticità e tensione sarebbero state utili soprattutto per un racconto così criptico e intimo.
Detto questo, Hussain offre alcuni ingredienti cinematografici intriganti e un tocco registico sottile e raro, che si spera perfezionerà nelle sue prossime opere.
Sky Peals è prodotto dalla britannica Escape Films mentre Bankside Films so occupa delle vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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