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VENEZIA 2023 Giornate degli Autori

Recensione: Photophobia

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- VENEZIA 2023: Ivan Ostrochovský e Pavol Pekarčík guardano la guerra in Ucraina dai sotterranei della metropolitana, attraverso gli occhi di due bambini e in cerca di emozioni positive

Recensione: Photophobia

“I bambini ricorderanno tutto questo? - Con le emozioni positive, si può dimenticare tutto”. Sono due mesi che Nikita, 12 anni, non vede la luce del sole. Una mattina di febbraio, con la sua famiglia (padre, madre e sorellina), è sceso nei sotterranei della metropolitana di Kharkiv, seconda città più popolosa dell’Ucraina dopo la capitale Kiev, per ripararsi dai bombardamenti russi. E non è più risalito. È la primavera del 2022, e sotto terra con lui ci sono altre 1500 persone: donne, uomini, giovani, anziani, pure cani e gatti. Tutti accampati alla meglio negli spazi della stazione. In mezzo a tutta questa gente, c’è una bambina con delle buffe orecchie da coniglio sonanti. Quest’ultima, Vika, si rivelerà per Nikita una salvifica dispensatrice di emozioni positive, in Photophobia [+leggi anche:
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, il nuovo film del duo di filmmaker slovacchi Ivan Ostrochovský (Koza [+leggi anche:
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) e Pavol Pekarčík (Silent Days [+leggi anche:
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), già autori insieme, nel 2013, del documentario Velvet Terrorists [+leggi anche:
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Presentato come evento speciale alle 20me Giornate degli Autori dell’80ma Mostra di Venezia, e vincitore del Label Europa Cinemas come miglior film europeo della sezione, questo ibrido tra finzione e documentario guarda la guerra in Ucraina dal basso verso l’alto, attraverso gli occhi di due bambini alla ricerca di un raggio di sole. All’inizio del film, vediamo il piccolo protagonista (Nikita Tyshchenko) parlare con una dottoressa dei suoi traumi. Ha la pelle disidratata e mostra segni di apatia, ciò di cui avrebbe bisogno è un po’ di aria fresca e luce. Impossibile però mettere il naso fuori, in superficie, è troppo rischioso: sua madre, che via cellulare è in contatto con persone all’esterno, glielo vieta categoricamente. Quando Nikita incontra Vika (Viktoriia Mats), i vagoni e i binari della metro in disuso si trasformano in un parco giochi, e un vecchio uomo che suona la chitarra (Vitaly Pavlovitch) comincia a dispensargli consigli d’amore.

Alcune diapositive che i bambini guardano attraverso un visore, e che per lo spettatore si trasformano in filmati in Super 8, sono l’espediente che i registi utilizzano per farci vedere cosa sta accadendo di sopra. Sono immagini di individui ripresi nella loro vita quotidiana, davanti a macerie e colonne di fumo, quieti e resilienti. Un approccio che si riflette in tutto il film, che nei suoi 71 minuti appena di durata non offre una trama vera e propria, bensì cattura, senza indugiare in patetismi, la condizione umana di un popolo costretto da un giorno all’altro ad abbandonare tutto. Ostrochovský e Pekarčík scelgono la via della speranza, piuttosto che lo sconforto, per ritrarre il dramma della guerra: un simpatico uomo canta versi d’amore, due bambini guardano verso il cielo e al loro futuro.

Photophobia è una produzione Punchart Films (Slovacchia) e Cinémotif Films (Repubblica Ceca), in coproduzione con Radio e Televisione Slovacca, Arthouse Traffic (Ucraina), Televisione Ceca, Partizanfilm (Slovacchia). Il film non ha ancora un venditore internazionale, ma grazie al premio, beneficerà del sostegno promozionale di Europa Cinemas e di un incentivo finanziario per i cinema della rete che lo inseriranno nella loro programmazione.

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Photogallery 01/09/2023: Venezia 2023 - Photophobia

11 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Ivan Ostrochovský, Pavol Pekarčík
© 2023 Isabeau de Gennaro for Cineuropa - fadege.it

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