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TORONTO 2023 Centrepiece

Recensione: Je’vida

di 

- Il film in bianco e nero della regista finlandese Katja Gauriloff racconta di una giovane ragazza allontanata con la forza dalle sue radici Sámi

Recensione: Je’vida
Agafia Niemenmaa in Je'vida

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di Katja Gauriloff, presentato nella sezione Centrepiece del Toronto Film Festival, si basa su un'idea semplice: non si può sfuggire al proprio passato. Più interessante è la domanda sul perché qualcuno ci provi, che è al centro del film. Quando Iida (Sanna-Kaisa Palo) e sua nipote Sanna (Seidi Haarla) visitano la casa in cui sono cresciute Iida e la sorella recentemente scomparsa, la giovane è confusa e frustrata dal persistente silenzio della zia. Ma non passa molto tempo prima che la casa, immersa in una natura selvaggia e innevata nel nord della Finlandia, apra alla donna più anziana ricordi a lungo repressi.

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Girato in un sontuoso bianco e nero dal direttore della fotografia Tuomo Hutri, il film ripercorre la vita di Iida dall'infanzia all'età adulta attraverso i momenti chiave che le sono rimasti impressi, adottando quindi un'estetica a metà strada tra la finzione realistica e la logica del sogno. La giovane Je'vida (questo il suo vero nome, nella lingua Skolt Sámi della sua famiglia) era la prediletta del nonno, sempre desiderosa di imparare i metodi tradizionali di pesca e di cura delle reti. La bambina (una convincente Agafia Niemenmaa) sente lui e la madre parlare di mandarla in collegio, come la sorella maggiore, ma il nonno è irremovibile: deve restare e mantenere vive le usanze Sámi. Quando lui muore e lei viene mandata a ricevere un'educazione finlandese, non smette di vederlo o di parlargli, almeno non subito.

Gran parte dell’esistenza di Je'vida consiste quindi nell'ascoltare altre persone che parlano di lei, come la sua famiglia che decide il suo destino, i bambini cattivi che la prendono in giro a scuola e gli adulti che le insegnano il finlandese. Il film dedica un po' di tempo al suo processo di adattamento, che in realtà è stato un processo di resa, dato che il suo breve tentativo di ribellione è stato accolto con crudeli punizioni da parte di insegnanti razzisti. Sono momenti strazianti da vedere e possiamo capire perché Iida adulta sia riluttante a spiegare alla nipote come mai sua madre non le abbia mai parlato della casa o della sorella. Ma la sensazione è che il film avrebbe potuto fare di più per tradurre il dolore sommesso ma intenso che Iida deve provare.

Allo stesso modo, sarebbe stato interessante esplorare meglio gli effetti di questo brutale sradicamento sulla giovane donna (Heidi Juliana Gauriloff) che Je'vida è diventata, poiché sembra combattuta tra l'amare e l'odiare le sue origini. Forse il fatto che possiamo trarre tutte queste conclusioni sui desideri e sullo stato d'animo di Iida, ma non provare realmente le sue emozioni, è un modo per il film di riecheggiare il suo stesso distacco da esse. Quando Iida dice alla nipote: "Hai chiesto quello che dovevi chiedere [...]. Non ho mai saputo come fare", è di questo che sta parlando. Ma sarebbe stato interessante scoprire come questa storia abbia influito non solo sulle decisioni logiche che ha preso (imparare il finlandese, comprare le scarpe, sedurre l'ingegnere), ma anche sulla sua personalità, sui suoi rapporti con gli altri e sulla sua vita in generale. Sappiamo che non parlava con sua sorella: come mai? In definitiva, il film è più il documento di un’atrocità (in una scritta sullo schermo alla fine del film apprendiamo che la maggior parte dei bambini Sámi è stata costretta ad andare nei collegi finlandesi fino agli anni '80), che un ritratto della sua protagonista.

Je'vida è prodotto dalla finlandese Oktober Oy e sarà distribuito in Finlandia da Future Film Oy Ab. Le vendite internazionali sono gestite da The Yellow Affair.

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(Tradotto dall'inglese)

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