20/09/2023 - Nel primo lungometraggio del regista francese Mehdi Fikri, una famiglia cerca giustizia dopo un episodio di brutalità della polizia

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scheda film] inizia con un sensazione di anonimità mentre rivela gradualmente la sua storia: un giovane uomo, Karim, che abbiamo appena intravisto, è stato dichiarato morto dopo un breve, e brutale, periodo di detenzione da parte della polizia. Il regista Mehdi Fikri, con la sua opera prima  nella sezione Discovery  di Toronto, presume saggiamente di rivolgersi a due particolari categorie di spettatori: la classe operaia francese di origine nordafricana, che vuole ritrarre accuratamente sullo schermo, e gli spettatori borghesi poco sensibili a ciò che la prima categoria subisce. Partendo da una morte che evoca tanti titoli di giornale non solo in Francia, ma anche in altri Paesi occidentali sviluppati, lo spettatore viene messo in condizione di osservare da vicino le conseguenze di queste metaforiche "fiamme".

L'alternanza tra l’entrare nello specifico e un racconto stenografato  è ciò che definisce questo film instabile ma appassionato, che tenta di risvegliare il pubblico e di fargli notare le malefatte delle forze dell'ordine e del sistema giudiziario urbano francese, ma che sacrifica certe osservazioni più sfumate a favore di un respiro più ampio e una maggiore accessibilità. La sorella maggiore di Karim, Malika (Camélia Jordana), è il personaggio principale del film e si assume il compito di analizzare la spiegazione ufficiale della sua morte. Arrestato dopo una perquisizione a sfondo razziale, Karim pare sia morto per un attacco epilettico provocato dalle droghe pesanti già presenti nel suo organismo. La banlieue di Strasburgo, dove lei e la sua famiglia vivono, è in fermento ed esprime solidarietà, ma i parenti più stretti sono inizialmente combattuti se portare avanti o meno il caso lungo l’incerto crinale legale.

Il sostegno sicuro arriva da Slimane (Samir Guesmi, il nome più noto del cast), un attivista della comunità ormai estenuato, la cui esperienza riguardo a fatti simili risale agli anni Novanta, e da Harchi (Makita Samba, Parigi, 13Arr. [+leggi anche:
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scheda film]), un abile avvocato definito una sorta di "Barack Obama" da un giovane abitante della banlieue, che riesce con astuzia a far leva sulla questione con  i media nazionali, attenti a queste questioni, e riuscendo a far passare il caso dalle mani del corrotto procuratore distrettuale a un magistrato indipendente. In tutti questi sviluppi si sentono scricchiolare alcuni ingranaggi della trama, ma Fikri vuole sinceramente farci comprendere cosa succede davvero in questi casi, in attesa di un colpo di coda o di un giro di vite finale, considerando le non molto ottimistiche prospettive.

Alla fine del film, dopo un altro esito giudiziario imprevisto, un membro della famiglia osserva come altri casi come quello di Karim senza dubbio verranno alla luce, sottolineando come possano essere strumentalizzati al di là del trauma o della privacy della famiglia in lutto. Purtroppo,  Avant que les flammes ne s'éteignent è relativamente colpevole proprio di qualcosa di simile: vuole essere cioè la parola definitiva sulla corruzione della polizia e sul disagio sociale che colpisce tante comunità di immigrati (sull’eco delle proteste per George Floyd dell'epoca della pandemia), quando questa storia in particolare aveva bisogno di più spazio per respirare, dando a tutti i suoi personaggi un po' di aria, movimento e direzione. Invece il film li lascia spesso da soli, trattandoli come cliché.

 Avant que les flammes ne s'éteignent è prodotto dalle francesi Topshot Films, The Film e BAC Films. Le vendite internazionali sono affidate a Goodfellas e BAC Films.

(Tradotto dall'inglese)