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LONDRA 2023

Recensione: Saltburn

di 

- Dopo Una donna promettente, Emerald Fennell presenta un thriller scabroso sull'alta borghesia britannica e su coloro che vorrebbero farne parte

Recensione: Saltburn
Barry Keoghan in Saltburn

Proiettato al Festival BFI di Londra, Saltburn, il nuovo patinato film di Emerald Fennell, regista britannica in rapida ascesa, punta decisamente sui "ricordi di quando" e i "se solo": la nostalgia per l'educazione rigidamente corretta e privilegiata di Oxford della giovinezza dell’autrice, con il suo sottolineare le troppe possibilità per i pochi fortunati, e una discreta dose di disprezzo per le tradizioni dell'establishment di quell'ambiente, chiedendosi se non sarebbe meglio se venisse abbattuto. Con il mirino puntato sui bersagli giusti e alcune situazioni da osservare da vicino (anche se spesso di ampio respiro), il suo Saltburn ha abbastanza grinta, vigore e stile da portarsi verso una conclusione tragica e sanguinosa, ma la sua prevedibilità e talvolta superficialità lo fanno naufragare.

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Saltburn inizia nell'autunno del 2006, come annuncia un volantino di benvenuto affisso sul cancello di un college, e inizialmente ti fa sperare di poter interrogare con forza quell'epoca, con il New Labour nel Regno Unito in fase di esaurimento e dietro l’angolo la Grande Recessione che sconvolgerà l'industria. Ma, cosa assai deludente, la Fennell usa invece questo lasso di tempo per riproporre Oxford come lei l'ha vissuta a suo tempo, immaginandola come un parco giochi ambizioso e libidinoso, con un'estate nella grande tenuta di campagna di un "amico" del college che accoglie chi ha abbastanza successo in società.

Oliver Quick (lo strepitoso Barry Keoghan) è uno studente di letteratura quietamente ambizioso, che non ostenta il suo studio e le sue capacità intellettuali - più del laureato in matematica che grida la risposta a "275 per 83" durante il pranzo - e nasconde una vena astuta e sociopatica. Felix Catton (Jacob Elordi) è l'affascinante "aristocratico" dei sogni sessualmente ambigui di Oliver, uno di quelli che a Oxford si sentono "padroni", e dopo di che vengono lanciati verso un illecito successo professionale. Oliver lo vuole, e lo vuole per sé, alimentato da un'inquietante miscela di passione romantica e  spinta ambiziosa da parte di un perfetto intruso.

Oliver alla fine dell'anno accademico dichiara in modo poco convincente di essere in lutto, Felix si impietosisce e lo invita a stare dai suoi genitori, Lord e Lady Catton (Richard E. Grant e Rosamund Pike), nella loro sontuosa tenuta; a questo punto possiamo immaginare dove va a parare la trama dal momento in cui il maggiordomo di famiglia apre la porta d'ingresso ricca di fregi. Mentre Keoghan è carismatico e ben controllato nel ruolo, il personaggio di Oliver è allo stesso tempo vagamente indecifrabile e sopra le righe; piuttosto che agire come il Ripley di Patricia Highsmith, ovvia ispirazione per questo personaggio, lui va a letto e uccide ogni personaggio con l'accanimento e l'efficienza di un Terminator.

Si può parlare di una classica satira di classe britannica, quando ciò che viene fuori è solo una versione amplificata, sostenuta dall'MDMA, di quel regno dell'alta borghesia, con la colonna sonora dei giovani "new rave" di quell'epoca a dominare la colonna sonora? Fennell mira a stupirci con una grandeur e una spettacolarità di lusso, sulla scia del successo e dell'attualità di Una donna promettente [+leggi anche:
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. Ma mentre la mostra delle atrocità devia, con il personaggio di Pike che si diletta in svariate battute taglienti, il sapore non dura molto nonostante l'abbondanza di sale.

Saltburn è una coproduzione tra Usa e Regno Unito di Metro-Goldwyn-Mayer, Media Rights Capital e LuckyChap Entertainment. Le vendite internazionali sono a cura di Amazon Studios.

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(Tradotto dall'inglese)

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