Recensione: Nuovo Olimpo
- Il nuovo film di Ferzan Ozpetek è molto personale, la storia di un amore non vissuto che inizia negli anni ’70 e arriva ai giorni nostri, ma il vero protagonista è un vecchio cinema

Il cinema, un colpo di fulmine, una Roma da cartolina, gli anni Settanta, le manifestazioni. È scavando nei suoi ricordi più personali che Ferzan Ozpetek ha realizzato Nuovo Olimpo, il suo primo film “da piattaforma” (e suo 14mo lungometraggio in tutto). Presentato in anteprima alla 18ma Festa del Cinema di Roma, sezione Grand Public, questo racconto struggente di un amore consumato fugacemente e poi perduto, ma segretamente rincorso per oltre trent’anni, uscirà esclusivamente su Netflix il 1° novembre: un film che è anche una dichiarazione d’amore nei riguardi della settima arte, che ha il suo cuore pulsante in una vecchia sala cinematografica, ma che il pubblico potrà vedere solo sul piccolo schermo. Così è.
Roma, 1978. Gli sguardi di Enea e Pietro si incrociano per la prima volta sul set di un film, dove il primo lavora come assistente, mentre il secondo è un passante curioso. Si ritrovano per caso nella sala di un cinema, il Nuovo Olimpo, al centro di Roma, dove proiettano grandi classici d’autore e dove giovani uomini gay abitualmente si incontrano, talvolta consumando rapporti occasionali nei bagni. Tra l’aspirante regista Enea e lo studente di medicina Pietro (il primo, più esperto e disinvolto, è interpretato da Damiano Gavino; il secondo, impacciato poiché alla sua prima esperienza con un uomo, lo impersona Andrea Di Luigi) è amore a prima vista. Ne è testimone Titti (Luisa Ranieri), la travolgente cassiera del cinema, truccata e pettinata come la cantante Mina, a cui non sfugge nulla di ciò che accade nel buio della sala e che vuole bene a tutti come una zia.
Ma non saranno le toilette del Nuovo Olimpo la cornice della passione dei due ragazzi, all’epoca poco più che ventenni e immediatamente presi da un sentimento profondo: sarà uno splendido appartamento con terrazza che si affaccia sul Foro romano, che Enea prende in prestito dalla sua amante-amica-futura collaboratrice Alice (Aurora Giovinazzo). Il giorno dopo, però, una manifestazione sfocia in violenti scontri con la polizia e un incidente separerà le strade dei due innamorati. I tre atti successivi del film, ambientati nei primi anni Novanta e poi nel 2015, ritrovano i due protagonisti, entrambi affermati professionisti nei rispettivi campi, entrambi impegnati sentimentalmente: Enea con lo scultoreo Antonio, che ha il volto dell’ex rugbista Alvise Rigo; Pietro con la borghese e devota Giulia, alias Greta Scarano. I due non si sono mai più visti da quel fatidico giorno di fine anni Settanta, ma non si sono mai dimenticati l’uno dell’altro.
“Per quanto qualsiasi cosa si racconti è sempre in qualche modo autobiografica, non ho mai voluto essere così diretto”, ha ammesso Ozpetek, che aveva questo progetto in mente da circa otto anni, e che lo ha ideato e scritto insieme al suo fedele collaboratore Gianni Romoli. Il film è libero ed esplicito quanto a nudità e scene di sesso, ma la trama non brilla per originalità. È la vecchia favola dell’amore che dura nel tempo perché mai vissuto, e qualche snodo della storia è decisamente poco credibile. L’effetto nostalgia è però assicurato: qui il regista turco-italiano racconta l’Italia di cui si è innamorato e dove ha scelto di vivere 48 anni fa, e, di fatto, la ricostruzione di quel vecchio cinema nel cuore di Roma e del vivace microcosmo che un tempo lo abitava è l’aspetto più interessante e affascinante del film.
Nuovo Olimpo è una produzione R&C Produzioni con Faros Film.
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