Recensione: The Northeast Winds
- Divertente e caustico, il film di Nikoloz Bezhanishvili segue gli stalinisti irriducibili nella città georgiana di Gori

Dopo aver vinto il premio per il miglior documentario al Cinedoc-Tbilisi, il lungometraggio The Northeast Winds del regista georgiano Nikoloz Bezhanishvili si è aggiudicato il primo premio del Concorso Europa Centrale e Orientale del 30mo Astra Film Festival (leggi la news). Il documentario, che segue un gruppo di stalinisti irriducibili nella città georgiana di Gori, esplora vari livelli di nostalgia, mostrando come una persona possa rimanere bloccata nel passato.
Partendo da un filmato d'archivio del 2010, quando la statua bronzea di Joseph Stalin fu rimossa dal suo imponente basamento nella piazza centrale di Gori, sua città natale, il documentario popola presto lo schermo con una pletora di personaggi, che commentano in modo giocoso la nostalgia, la povertà, la propaganda, le dubbie credenze e, soprattutto, il fatto di essere molto selettivi con la storia e la verità.
Non sorprende affatto che la maggior parte dei protagonisti sia piuttosto anziana e, come accade in molti paesi della regione, tristemente ignorata dalla società. Senza scegliere una posizione chiara, a favore o contro ciò che spinge i suoi protagonisti, la macchina da presa di Bezhanishvili guarda gentilmente nelle vite di queste persone, esplorando ciò che le fa muovere. Prendiamo, ad esempio, Makvala Shatakishvili, un'anziana stalinista che, all'inizio del film, medita sul netto contrasto tra il suo passato – quando si sentiva importante e dedicava il suo tempo al miglioramento della società – e il suo presente molto meno glorioso, pieno di difficoltà.
"Chi eravamo e chi siamo oggi", riflette Makvala, piena di tristezza. Forse le sue simpatie politiche sono fuori luogo, ma non si può fare a meno di provare empatia per questa donna plasmata dal suo passato e ovviamente respinta dal presente. A prescindere dall'aspetto politico del film, la tragedia di Makvala può essere facilmente tradotta in qualcosa di più universale e familiare: ad esempio, una persona anziana che lamenta la perdita della propria giovinezza, salute o bellezza.
È davvero difficile non sentirsi disconnessi dai protagonisti. Essi lodano attivamente Stalin, che nel film viene descritto come "l'uomo che ha vinto la Seconda guerra mondiale" e "un genio ammirato dai suoi nemici, Roosevelt e Churchill". Stiamo parlando di un uomo le cui opinioni sul valore della vita umana hanno generato una delle citazioni più famose della storia: "La morte di un uomo è una tragedia; la morte di milioni di persone è una statistica". Secondo alcune fonti, Stalin non avrebbe mai detto questo – l'autore è il giornalista tedesco Kurt Tucholsky – ma le sue azioni hanno sostenuto in modo schiacciante questa visione spaventosa e psicopatica del mondo, con milioni di persone che hanno affrontato una morte prematura a causa sua e della sua nomenklatura. Coloro che lo seguirono come governanti dell'Unione Sovietica si affrettarono a denunciare il suo regno e a chiedere la famosa de-stalinizzazione, ma sembra che questa notizia non sia mai arrivata a Gori...
Il documentario di Bezhanishvili è molto più divertente di quanto questa recensione possa far pensare, in quanto esplora la natura umana (errare humanum est, ricordate?), con i suoi piccoli conflitti, l'invidia e alcuni altri "peccati capitali", dipingendo abilmente un mondo con cui si può non essere d'accordo, ma che esiste e di cui dovremmo godere perché potrebbe scomparire tra qualche anno.
The Northeast Winds è prodotto dalla società georgiana Nikadocfilm.
(Tradotto dall'inglese)
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