email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

ROMA 2023

Recensione: Palazzina LAF

di 

- Esordio brillante e potente di Michele Riondino con la ricostruzione del primo caso di mobbing alle letali acciaierie Ilva di Taranto

Recensione: Palazzina LAF
Michele Riondino in Palazzina LAF

Per il suo esordio alla regia l’attore pugliese Michele Riondino ha scelto una storia (vera) sul mondo del lavoro che si inscrive nel più ampio dramma dell’Ilva di Taranto, le acciaierie “monstre” che tra il 1993 e il 2021 ha causato migliaia di casi di cancro del polmone e decessi per esposizione alle polveri di amianto. Oltre ad essere testimonianza di un capitalismo spietato, i comissiariamenti, le chiusure di altiforni, processi e riconversioni hanno provocato lo scontro tra due diritti: “il diritto alla salute degli abitanti della città e il diritto al lavoro dei dipendenti dello stabilimento”, come ha detto il regista argentino Victor Cruz, autore di un docufilm sul caso Ilva nel 2021.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Con Palazzina LAF [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, Riondino racconta quello che probabilmente è stato il primo caso di mobbing su vasta scala in Italia che ha fatto scuola nella giurisprudenza del lavoro. L’edificio del titolo è infatti il fatiscente ufficio dove viene relegato chi non ha voluto piegarsi alla “ristrutturazione”: ingegneri e altro personale qualificato che hanno rifiutato di sottostare al ricatto del lavoro e non hanno accettato il demansionamento. Siamo nel 1997, l’azienda è stata appena privatizzata e i vertici stanno provvedendo ad una spietata “riorganizzazione dell’assetto produttivo”. La Palazzina LAF è un limbo in cui sono sospesi tutti, una prigione che ti distrugge psicologicamente. Oltre alla regia, Riondino si ritaglia, con una scelta ben riuscita, il ruolo del protagonista, Caterino La Manna, operaio addetto alla pulizia delle batterie, un inferno che mina i polmoni. Il capo del personale, un Elio Germano mai così subdolo, lo costringe a fare la spia per l’azienda: deve riferirgli le “cospirazioni” del rappresentante sindacale (Fulvio Pepe) e degli altri condannati a quella morte sociale. In cambio ci sono la promozione e l’auto aziendale. Caterino viene presto infiltrato nella Palazzina LAF, lui unico soggetto della working class, tra energia libidica e pulsione di morte, che piacerebbe a Cynthia Cruz, la scrittrice di Melanconia di classe.

Riondino gioca in casa. Taranto è la sua città, il padre ha lavorato all’Ilva, la sceneggiatura scritta dal regista con il ferrato Maurizio Braucci è tratta dal libro Fumo sulla città che Alessandro Leogrande aveva scritto come “monito” per tutto il Paese. Abilmente, Riondino innesta nel dramma elementi di grottesco, aiutato dalla sardonica parlata pugliese e dalla colonna sonora bandistica di Theo Teardo che omaggia Morricone. Il regista ben presente la stagione d’oro del cinema italiano di impegno civile e della commedia amara, tanto che il suo modello “alto” sembra essere Lulù, l’operaio stakanovista amato dai padroni interpretato da Gian Maria Volontè ne La classe operaia va in paradiso di Elio Petri (Grand Prix a Cannes 1972). Il protagonista di Palazzina LAF prende coscienza della propria condizione di schiavo delatore ma non vuole ammetterlo nemmeno a sé stesso. È mirabile la scena in cui formula il suo senso di colpa cattolico sognando la spettacolare processione della Settimana santa di Taranto con la statua di Cristo crocifisso che viene baciato da un Caterino-Giuda. Bravo il direttore della fotografia Claudio Cofrancesco nel riprodurre la luce delle luminarie religiose. Quello di Riondino è un esordio brillante e potente, come se ne vedono pochi, e c’è da augurarsi che questo talento abbia una conferma in futuro.

Palazzina LAF è una coproduzione italo-francese di Palomar, Bravo, Bim Distribuzione con Rai Cinema, in coproduzione con Paprika Films. Bim lo distribuisce nelle sale italiane dal prossimo 30 novembre.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy