30/10/2023 - Il sequel del successo del 2000 di Lukas Moodysson è poco più di un aggiornamento nostalgico e un po' reazionario su protagonisti che gli spettatori dovrebbero ricordare perfettamente

Together di Lukas Moodysson, un successo del 2000, era incentrato su una comune svedese nel 1975, presentava una gamma variopinta di personaggi e gran parte della bellezza del film risiedeva nell'osservare persone del tutto inconsapevoli che mettevano in atto dinamiche di cui non erano a conoscenza, con conseguenze buone e cattive. Non sarebbe saggio aspettarsi lo stesso dal sequel Together 99 [+leggi anche:
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scheda film], ambientato 24 anni dopo. Ma sembra lecito sperare in uno sguardo altrettanto coeso su un gruppo di persone che si comportano in una maniera adatta al loro tempo. In questo nuovo film, in anteprima mondiale nella sezione Special Presentations di Toronto e ora distribuito in Svezia, Finlandia e Norvegia da SF Studios, invece, ogni uomo è un'isola.

In parte il motivo è che la comune si è sostanzialmente sciolta negli anni successivi. Della mezza dozzina di persone che la costituivano inizialmente, sono rimasti solo Göran (Gustaf Hammarsten) e Klasse (Shanti Roney), che vivono insieme in una grande casa in campagna. Ma questo spiega solo in parte l'incapacità del film di recuperare il senso di unione del suo titolo. Nel film originale le personalità forti si scontravano costantemente, come accade in Together 99 quando Klasse organizza una riunione a sorpresa con i membri superstiti. Ma nel primo film, la macchina da presa dinamica di Moodysson, le zoomate manuali sui personaggi e il montaggio rapido da una scena domestica all'altra, facevano sì che fossimo sempre consapevoli dell'intero microcosmo della casa. Lo stile molto più pacato del nuovo film può riecheggiare il temperamento più depresso dei personaggi e il ritmo più lento delle loro vite, ma rovina anche l'idea della casa come gruppo.

Un altro elemento che ha contribuito a dare questa impressione nel primo film è stato il passaggio di Elisabeth (Lisa Lindgren), la sorella di Göran, che viene a stare nella comune del fratello con i suoi due figli dopo aver lasciato il violento marito Rolf (il rimpianto Michael Nyqvist). Mentre Elisabeth e i bambini conoscono modi di vivere meno restrittivi e più solidali della comune, Rolf si rende conto del dolore di essere solo; alla fine del film, la vita in comune emerge come un modello molto migliore del tradizionale nucleo familiare.

In Together 99 non c'è una linea guida di questo tipo e non c'è una vera riflessione su cosa possa significare vivere insieme. Il titolo è senza dubbio ironico, ed è effettivamente difficile immaginare persone di 50 anni che continuano a vivere in questo modo. Ma Moodysson sembra non avere alcun interesse a mostrarci innanzitutto perché hanno lasciato la comune o perché non potrebbero tornarci ora - e cosa potrebbero avere a che fare i tardi anni Novanta con tutto questo - al di là della deludente osservazione banale che tutti ora hanno le loro vite, e sono molto convenzionali. Ancora più reazionari sono alcuni sviluppi dei personaggi che sembrano tradire lo spirito radicale del film originale: la femminista Anna (Jessica Liedberg), che sembrava felice semplicemente bevendo vino ed esplorando la sua sessualità nella comune, si scopre che ha sempre appuntato tutto ed è ora una scrittrice di successo, mentre l'ex fidanzata di Göran, Lena (Anja Lundqvist), una narcisista buttata fuori di casa senza tante cerimonie in una delle scene migliori del primo film, alla fine ha sviluppato una malattia mentale. Tante decisioni che ci sembrano più di un'apparente paura di offendere qualcuno e di una visione terribilmente stereotipata della vita di mezz’età, mentre ci aspettavamo speranza e affetto dal regista del magico film originale.

Together 99 è prodotto dalla svedese Memfis Film & TV con Film i Väst, SF Studios Production AB e la danese Zentropa Entertainments. Le vendite internazionali sono curate da REinvent Studios.

(Tradotto dall'inglese)