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ARRAS 2023

Recensione: Hotel Pula

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- Il film di Andrej Korovljev segue un rifugiato bosniaco e una giovane donna croata che tentano di amarsi sullo sfondo del grave conflitto regionale del 1995

Recensione: Hotel Pula
Nika Grbelja e Ermin Bravo in Hotel Pula

Le guerre che hanno infiammato i Balcani negli anni ‘90 restano un serbatoio crudele e inesauribile di storie, riflessioni, memorie e rispecchiamenti da cui sono già stati tratti diversi film, ma ciò non impedisce che ne appaiano regolarmente nuove varianti. È il caso di Hotel Pula di Andrej Korovljev, presentato al 24mo Arras Film Festival nell'ambito di un Focus dedicato alla Croazia. Il film è ambientato nel 1995, quando un gruppo di rifugiati bosniaci traumatizzati rimangono a vegetare nella città balneare croata di Pola (alcuni di loro sono ancora lì), in un hotel trasformato in centro di accoglienza. Si può recuperare il gusto della vita e dell'amore dopo aver subito terribili sofferenze? Quali segreti sono sepolti nel silenzio?

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Hotel Pula si apre con l'orribile testimonianza di un rifugiato senza una mano, e segue il viaggio di Mahir (Ermin Bravo), un uomo bosniaco di 38 anni e di poche parole che vive da tre anni in un tempo sospeso, nelle stanze e nei corridoi oscuri dell'Hotel Pula ("Non faccio niente, cammino e quando sono stanco prendo l'autobus; sento la gente piangere qui"). A due passi da questa tomba vivente, i giovani del posto si divertono con la musica punk, ballano freneticamente come si addice alla loro età e si godono la spiaggia giorno e notte. Tra loro c'è Una (Nika Grbelja), una ragazza di 18 anni che sogna l'Italia, dove suo padre è scappato dalla casa coniugale, lasciandosi dietro i due figli e una moglie che affoga il suo dolore nell'alcol. Gli sguardi di Mahir e Una si incontrano e, su iniziativa diretta di quest'ultima, i due protagonisti si avvicinano progressivamente, rompendo il primo strato di spesse barriere psicologiche erette da Mahir. Ma chi è veramente? Cosa ha vissuto esattamente che lo ha fatto fuggire dalla Bosnia? Il passato finirà per raggiungerlo e farà precipitare gli eventi.

Sceneggiato da Ivan Turkovic Krnjak dal romanzo di Vladimir Stojsavljevic, Hotel Pula punta su un'apparente semplicità (con personaggi secondari archetipici come la migliore amica confidente, la madre dura e disperata, la gente del posto più o meno accogliente nei confronti degli stranieri) per suggerire profondità opache. È un film dai molti contrasti, su più livelli (i due personaggi centrali, la luce e l'immenso orizzonte del mare in opposizione all'oscurità e all'atmosfera quasi carceraria dell'albergo, i giorni e le notti, ecc.). Attraverso una storia d'amore toccante e credibile (entrambi gli amanti hanno le loro ragioni), il film condivide infatti in modo ingegnoso il suo messaggio senza bisogno di verbalizzare tutto: la guerra è un karma negativo che non si può mai cancellare del tutto perché ciò che cambia nell'intimo di una persona è irreversibile, ma i giovani possono sempre ricominciare da capo.

Hotel Pula è prodotto dalla società croata Kinematograf.

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(Tradotto dal francese)

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