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IDFA 2023

Recensione: The Burden

di 

- Il secondo lungometraggio di Elvis Ngaibino Sabin è il ritratto intimo di una coppia che condivide una malattia e teme il giudizio e la stigmatizzazione della società

Recensione: The Burden

Elvis Ngaibino Sabin, uno dei pochissimi registi attivi che si sono formati nella Repubblica Centrafricana, torna all'IDFA con il suo secondo lungometraggio, The Burden. In questa occasione, il regista sceglie di concentrarsi su due soggetti a lui molto vicini: suo cugino Rodrigue e sua moglie Reine, che vivono con i loro tre figli a Bangui, la capitale del Paese.

Rodrigue e Reine si guadagnano da vivere con un magro raccolto di farina di manioca e sono molto attivi nella chiesa protestante locale. Durante ogni incontro, la battaglia tra Dio e Satana è al centro della scena. Spiriti maligni, maledizioni e stregoneria fanno parte del loro linguaggio quotidiano e sono ancora elementi importanti del loro credo. Sotto la superficie, tuttavia, la coppia condivide un grande segreto (il "fardello" del titolo): entrambi sono malati di AIDS.

Con questo coinvolgente documentario, Ngaibino Sabin si concentra sulla dura vita di una coppia consumata dalla sua condizione, che vive in un Paese dove, per alcuni, l'AIDS è ancora visto come una forma di punizione divina. Il regista (qui anche direttore della fotografia) osserva la coppia con un approccio piuttosto classico - ma efficace - offrendo allo spettatore il giusto livello di intimità. I soggetti sono liberi di essere se stessi davanti alla macchina da presa e non abbiamo la sensazione di invadere troppo il loro spazio personale.

Nel corso del film, assisteremo gradualmente a come i segni della loro condizione diventeranno sempre più visibili, in particolare per Rodrigue. Parallelamente, la disperazione sembra prendere lentamente il sopravvento, costringendo la devota coppia ad aggrapparsi a preghiere e miracoli. È impressionante anche rendersi conto di come ogni piccolo colpo di fortuna sia visto come una benedizione divina, mentre ogni battuta d'arresto è vista come una punizione. Questo stato mentale instabile li porta a languire tra speranza, paura e vergogna.

In termini puramente narrativi, il documentario diventa ancora più intrigante quando a Rodrigue viene offerto il posto di assistente del pastore, il che rende evidente sullo schermo il suo conflitto interiore. Nel dettaglio, possiamo vedere come l'uomo sia combattuto tra l'accettare questa "chiamata di Dio", che gli chiede di guidare la sua chiesa, e il capire se è davvero degno di questo compito a causa della punizione che sta subendo.

Sullo sfondo, la pandemia di Covid rende le cose ancora più complicate, poiché i farmaci antiretrovirali sono sempre più difficili da trovare e si sta diffondendo la voce che i sieropositivi moriranno se si vaccineranno contro il virus.

Nel complesso, il secondo lungometraggio di Ngaibino Sabin è un'esperienza di  molto intensa. È un documentario sul dolore e sull'impotenza, che ricorda al pubblico come i vecchi pregiudizi e le credenze non siano ancora scomparsi, maledicendo doppiamente le vittime sfortunate.

The Burden è stato prodotto da makongo films (Repubblica Centrafricana) e coprodotto da Les Films de l'œil sauvage (Francia), Kiripi Films (Repubblica Democratica del Congo), Barbel Mauch Filmproduktion (Germania), Start (Italia) e CANAL+ (Francia). La società francese Andana Films si occupa delle vendite internaziomali del documentario.

(Tradotto dall'inglese)

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