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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Cento domeniche

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- Alla quinta prova da regista, Antonio Albanese denuncia con un piccolo film ben calibrato il dramma delle vittime dei crack bancari, mentre la sua espressione comica si trasforma in maschera tragica

Recensione: Cento domeniche
Antonio Albanese e Liliana Bottone in Cento domeniche

Nel film francese Faccio saltare la banca, Louis de Funès è un modesto commerciante che viene convinto dal direttore della banca ad investire tutti i suoi risparmi in azioni petrolifere in Tangana. Quando le azioni precipitano Victor decide di riprendersi il denaro perduto e con tutta la famiglia scava un tunnel che dovrebbe portare alla filiale della banca che lo ha rovinato. Era il 1964. Quaranta anni dopo le cose sono cambiate, in peggio, e il sistema finanziario del mercato globale ha imparato a distruggere le vite dei risparmiatori delle classi medie con ancor più raffinata accortezza. Ad affrontare il tema attualissimo delle vittime dei crack bancari per mala gestione dei vertici di istituti di credito piccoli e grandi è Cento domeniche di Antonio Albanese, qui alla sua quinta proba da regista e amatissimo comico in svariate commedie (Grazie ragazzi [+leggi anche:
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è l’ultima), soprattutto nell’esilarante ruolo dell’imprenditore corrotto e ignorante Cetto La Qualunque della triologia di Giulio Manfredonia.

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Cento domeniche parte con leggerezza, come ci si aspetta da un comico malinconico come Albanese, che veste anche i panni del protagonista. Antonio è un ex operaio di un cantiere nautico in una cittadina lombarda che si affaccia su un lago (il film è stato girato a Lecco e dintorni). Gioca a bocce con gli amici (Bebo Storti, Maurizio Donadoni, Martin Chishimba), ha una ex moglie con cui mantiene ottimi rapporti (Sandra Ceccarelli), va a letto con Adele (Sandra Toffolatti). Arrotonda la pensione lavorando ancora nel cantiere, è il migliore tornitore della zona, e il suo datore di lavoro (Elio De Capitani) gli dimostra un affetto quasi fraterno, tanto che gli ha concesso gratis un pezzo di terra con orto e pollaio. Quando l’adorata figlia Emilia (Liliana Bottone) gli annuncia che ha deciso di sposare Chicco, figlio di ricchi proprietari di un negozio di abbigliamento e villa con piscina, Antonio vuole pagare tutte le spese di un sontuoso matrimonio. Va in banca per dar fondo ai cospicui risparmi di una vita di duro lavoro e scopre che le sue obbligazioni sono state convertite a sua insaputa in azioni. Gli viene proposto un prestito da ripagare con i margini delle azioni e con questo Antonio firma la sua condanna. La banca è in crisi e presto i conti vengono bloccati.

Albanese spinge progressivamente il film sul pendio del dramma sociale, mentre la sua espressione scanzonata si trasforma in maschera tragica. Avvocati, class action, il compatimento degli amici, il tradimento del suo ex capo, la rabbia, l’insonnia, il gruppo di sostegno psicologico, l’alcol, il telefono spento anche per la figlia. Il regista segna tutti i passi della spirale in cui cadono azionisti e investitori entrati nel labirinto di trappole contrattuali prima di una bancarotta, così come le cronache reali di tutto il mondo ci hanno raccontato, dalla Lehman Brothers al piccolo istituto di credito locale. Con il suo personaggio, Albanese intende però andare a fondo nell’esprimere la dignità calpestata, il senso di impotenza causata dalla “vittimizzazione secondaria”, e descrive le conseguenze drammatiche sulle dinamiche interiori, che provocano depressione, suicidio o una spinta a commettere gesti irresponsabili, come capita al protagonista. Ci riesce, e firma un piccolo film ben calibrato che denuncia e rende universale uno degli aspetti più spinosi dello “spirito del tempo”.

Cento domeniche è prodotto da Palomar e Leo, in collaborazione con Vision Distribution, Prime Video, Sky. Uscirà nelle sale italiane il 23 novembre distribuito da Vision Distribution.

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