Recensione: La estafa del amor
di Júlia Olmo
- Virginia García del Pino presenta un interessante e stimolante documentario-performance sull'amore e i rapporti sentimentali nell'era di Tinder

Quali sono i ruoli che ricopriamo in una relazione amorosa? Sono una riproposizione degli stessi ruoli di sempre? Cosa cerchiamo nelle app di incontri? Perché è così complicato trovare un partner al giorno d'oggi? Come sono cambiati i modi di relazionarsi e di intendere la coppia? Scendiamo a compromessi su molte cose quando cerchiamo l'amore? Siamo esseri dipendenti? Questa dipendenza è una cosa buona o una condanna? Si può insegnare o imparare ad amare gli altri? Cosa proviamo quando ci innamoriamo? Queste sono alcune delle domande su cui cerca di riflettere La estafa del amor [+leggi anche:
intervista: Virginia García del Pino
scheda film], il documentario diretto dalla regista, montatrice e artista audiovisiva Virginia García del Pino, presentato in anteprima alla Seminci, proiettato a Zinebi e ora presentato al Festival di Siviglia, nella sezione Nuevas Olas.
La estafa del amor è un film documentario-performance dal vivo che prende come punto di partenza e filo conduttore il caso mediatico del "truffatore romantico", un seduttore professionista che faceva innamorare le donne per truffarle. Nell'ambito di un workshop organizzato presso la Cineteca di Madrid, la regista legge la sceneggiatura del film che, partendo da questa premessa e da una serie di interviste a un sociologo (Atonio Agustín García), a una scrittrice (Lucía Lijtmaer), a un antropologo (Jordi Roca) e a un filosofo (Josep María Esquirol), cerca di discutere e riflettere sul tema dell'amore, delle relazioni amorose nell'era di Tinder e Instagram e dell'influenza esercitata dal paradigma dell'amore romantico. Le questioni che affronta sono senza dubbio interessanti. Come è cambiato il nostro modo di relazionarci nel tempo, come comunichiamo attraverso le app di incontri, l'importanza del sesso e del fisico in una relazione amorosa, perché l'amore romantico resiste come modello egemonico, quali sono i principi o gli ideali che lo sostengono, perché abbiamo bisogno del riconoscimento degli altri, quali sono i vantaggi dell'essere in coppia e dell'essere soli, cosa significa essere soli, come superiamo le delusioni d’amore, perché è così doloroso quando ci sentiamo traditi dalle persone che amiamo, come a volte finiamo per odiare ciò che abbiamo amato un tempo, in breve, come intendiamo l'amore e cosa cerchiamo in esso.
Attraente è anche il modo di raccontare di Virginia García del Pino. La scelta di filmare in un unico spazio, microfono e telecamera in mano, e con un gruppo limitato di persone le permette di ritrovare la naturalezza, la leggerezza (per compensare la serietà del tema) e il tono intimo e riflessivo che cerca. Riesce in questo modo ad aggiornare e riformulare Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini (il documentario a cui si ispira) per riflettere, attraverso la figura del Don Giovanni come metafora dell'inganno o autoinganno che l'amore può diventare, le diverse esperienze e visioni attuali delle relazioni sentimentali. Forse il suo problema più grande è che, proprio a causa del formato limitato, non approfondisce appieno le domande che pone, e che la parte performativa non sempre aiuta il lavoro narrativo (soprattutto nei momenti musicali).
Nonostante i suoi punti deboli, La estafa del amor è un documentario molto interessante sull'amore e sui suoi possibili significati, su come la sua ricerca possa far emergere il meglio e il peggio di noi stessi, un film capace di sollevare domande e dibattiti stimolanti e duraturi negli spettatori.
La estafa del amor è una produzione delle compagnie Pantalla Partida Producciones, Artefacto Producciones e Ferdydurke.
(Tradotto dallo spagnolo)
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