email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI Francia

Recensione: L'enfant du paradis

di 

- Bersaglio centrato per Salim Kechiouche, che firma un'intensa e riuscitissima opera prima con pochi mezzi, in cui interpreta mirabilmente anche il ruolo principale

Recensione: L'enfant du paradis
Salim Kechiouche e Nora Arnezeder in L'enfant du paradis

"Non hai una buona influenza. Non mi fido di te", "Tutti sono preoccupati per te, non cambierai mai... Non riesci a smettere di mentire", "Sono sempre io a fare le domande, tu non rispondi mai, fai il clown". Cosa può aver fatto Yazid, un attore famoso di quasi 40 anni proveniente da un quartiere popolare, per creare così tanti dubbi nelle persone che lo circondano, dall'ex moglie alla nuova fidanzata, fino alla sorella? Salim Kechiouche (spesso apprezzato in ruoli secondari, che ha lavorato più volte con Kechiche, in particolare in Mektoub, My Love: Canto Uno [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
, dopo il suo esordio a 27 anni in À toute vitesse di Gaël Morel) traccia un ritratto molto nitido nel suo primo film da regista, L'enfant du paradis (lanciato nelle sale francesi domani da La Vingt-Cinquième Heure Distribution). In questo film sorprendente, girato con pochi mezzi, il cineasta mette in mostra tutto il suo carisma e il suo talento di attore.  

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

"È un argomento delicato". A prima vista, sembra che le cose non possano andare meglio per Yazid che, da un anno, vive una relazione giocosa e felice con Garance (Nora Arnezeder), un'attrice. È vero che i rapporti con l'ex moglie (Naidra Ayadi) sono molto tesi quando si tratta di rispettare l'orario concordato per andare a prendere Hassan (Hassane Alili), il figlio sedicenne, nel fine settimana, e che regna un'atmosfera poco amichevole anche con le vecchie conoscenze intorno ai palazzi del quartiere popolare della sua infanzia, dove vive ancora la nonna. Ma Yazid ha un lavoro, una tournée e soprattutto, come ci rendiamo presto conto, sta cercando di ricostruire se stesso. Sotto la sua spensierata esuberanza si nasconde infatti un uomo profondamente segnato dalla sua storia familiare e un tossicodipendente, ormai pulito da soli sei mesi. In realtà, Yazid cammina sul filo del rasoio...

In soli 72 minuti e nonostante i vincoli del suo ridottissimo budget, L'enfant du paradis riesce a lasciare un segno nel seguire il suo accattivante protagonista, circondato da altri bravi attori (Pascale Arbillot, Zinedine Soualem, Kévin Mischel, Karimouche, Salif Cissé). Girato in primi piani (con Jérémie Attard come direttore della fotografia), il film si fa strada come un fulmine, intervallato da scene che potrebbero in un attimo diventare esplosive. La vita notturna parigina, l'atmosfera dei quartieri poveri e la complessa posizione delle persone che passano da una classe sociale all'altra, il karma dei legami familiari e del passato algerino (con video d'archivio personali del regista stesso): apportando al suo nitido ritratto psicologico un tocco di cinema di genere come si vede nel cinema indipendente americano, il tutto avvolto dalla bellissima colonna sonora di Amine Bouhafa, Salim Kechiouche muove i suoi primi passi come regista in modo molto promettente, e dimostra in modo evidente di essere più che pronto ad apparire in ruoli da protagonista. La forza di una storia radicata nelle ombre del fatalismo e i cui personaggi lottano contro la malinconia dovrebbe ispirare i finanziatori francesi a interessarsi maggiormente agli antieroi che, come Rocky, sono in realtà tutt'altro.

L'enfant du paradis è prodotto da K-Rec Films.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy