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SIVIGLIA 2023

Recensione: La espera

di 

- F. Javier Gutiérrez combina folk horror, western, film di vendetta e tragedia biblico-diabolica nel suo terzo film, pieno di immagini polverose, sanguinose e molto sudate

Recensione: La espera
Víctor Clavijo in La espera

Sono fortunati in Spagna con il ritorno in patria di F. Javier Gutiérrez, regista di Cordoba che ha esordito nel lungometraggio quindici anni fa con Before The Fall, film apocalittico passato alla Berlinale e premiato per la migliore sceneggiatura e il miglior film al Festival di Malaga; è poi emigrato negli Stati Uniti, dove è entrato a far parte di un famoso e terrificante franchise con Rings (2017). Ora ha girato nelle polverose location della sua calda patria La espera [+leggi anche:
intervista: F. Javier Gutiérrez
scheda film
]
, che è stato presentato in festival come Sitges, Vancouver e Fantastic Fest, tra gli altri, prima di essere proiettato nella sezione Panorama Andaluso del 20mo Festival di Siviglia.

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Interpretato da Víctor Clavijo, originario di Cadice (magnifico attore già presente nel film d'esordio di Gutiérrez), affiancato da gli altrettanto efficaci Ruth Díaz, Manuel Morón, Luis Callejo e Pedro Casablanc, La espera è al contempo una critica sociale e una tragedia familiare. Girato con un potente uso del formato panoramico, una composizione dettagliata di ogni inquadratura e una fotografia ocra creata da Miguel Ángel Mora, usa la sua macchina da presa per primi piani non solo di volti umani, ma anche di animali, piante e oggetti, come l’allora brillante Charles Laughton ne La morte corre sul fiume.

La sua trama, scioccante, brutale e furiosa, non è adatta agli ultrasensibili: negli anni Settanta del secolo scorso in Andalusia, Eladio, un umile e sprovveduto uomo di campagna che vive nella fattoria di cui si occupa con la moglie e l'unico figlio, viene incaricato dal padrone della fattoria di organizzare una caccia. Poco prima, però, qualcuno gli propone di infrangere le sue ferree regole di sicurezza - in modo che ci siano più partecipanti alla caccia - in cambio di denaro extra. Questo semplice gesto di auto-tradimento scatenerà una tragedia di proporzioni enormi.

Segue un'esperienza intensa, una fatidica discesa negli inferni dell'autodistruzione con un atto finale che abbandona la realtà per precipitare nell'incubo più diabolico e feroce. La espera appartiene sì al genere horror, ma anche a quello della vendetta, ha il profumo del western e molto della tragedia biblica, con un martire in preda ai sensi di colpa (per questo non è difficile trovare nelle sue immagini un'ispirazione religiosa).

Ma soprattutto il film si distingue come thriller violento, asciutto ed efficace, con un torbido mistero da risolvere, che tiene lo spettatore sulle spine nel tentativo di decifrare gli indizi che il protagonista scopre man mano che il film procede, mentre allo stesso tempo viene colpito da immagini, presenze, suoni e altri elementi inquietanti. Il film riesce così a intrattenere e incuriosire attingendo a diversi riferimenti cinematografici: da I santi innocenti (c'è la sottomissione dei dipendenti ai proprietari terrieri, come nel classico di Mario Camus adattato da Miguel Delibes) a Angel Heart - Ascensore per l'inferno (i colloqui di Eladio con il cacique sono gemelli degli incontri di Mickey Rourke con Robert de Niro nel film di Alan Parker), passando per La caccia di Carlos Saura o Furtivos di José Luis Borau e gli horror anni '80 di John Landis e Neil Jordan.

La espera è prodotto dalla Spal Films in associazione con la statunitense Unfiled Films e la Nostromo Pictures. Le vendite internazionali sono curate da Film Factory e la distribuzione spagnola da Spal Films, che lo distribuisce dal 15 dicembre.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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