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SIVIGLIA 2023

Recensione: Splendide Hotel: Un voyant en enfer

di 

- Nel suo nuovo lungometraggio, il regista Pedro Aguilera racconta un periodo della vita di Arthur Rimbaud con Damien Bonnard come protagonista

Recensione: Splendide Hotel: Un voyant en enfer
Damien Bonnard in Splendide Hotel: Un voyant en enfer

"La storia della mia vita non esiste. Non esiste. Non c'è mai un centro. Non c'è un percorso, non c'è una traccia. Solo vasti spazi dove avrebbe dovuto esserci qualcuno, ma non c'era nessuno", dice la voce fuori campo di Damien Bonnard mentre vediamo l'immagine di un paesaggio desertico all'inizio di Splendid Hotel: Rimbaud en África, il nuovo film di Pedro Aguilera, scritto con Nathan Fischer e lo stesso Bonnard, che dopo la prima mondiale a La Roche-sur-Yon viene ora proiettato al Festival di Siviglia, nell'ambito della sezione Las Nuevas Olas.

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Damien Bonnard interpreta Arthur Rimbaud e il film racconta un periodo della vita del famoso poeta maledetto, quando, dopo aver improvvisamente abbandonato la poesia nel 1875 (avendo pubblicato una sola opera, il lungo poema in prosa Una stagione all'inferno), si dedica per dieci anni a una vita d'avventura e diventa esploratore e commerciante di caffè nel Corno d'Africa. Lì gli si presenta una nuova opportunità come commerciante di armi: vendere migliaia di fucili al re dell'Abissinia. Rimbaud sogna di guadagnare abbastanza denaro per tornare in Francia e vivere finalmente libero e in pace. Ma i suoi piani vanno a monte e finisce per intraprendere un viaggio senza ritorno.

Il film ha un buon punto di partenza: Aguilera decide di raccontare questa storia attraverso la voce fuori campo del protagonista. Attraverso uno stile lirico e riflessivo, questa voce narrante è quella che esprime l'io del poeta, i suoi luoghi oscuri dell'anima: la sua solitudine, il suo dolore, la sua angoscia, le sue fantasie, i suoi sogni, i suoi rimpianti, le sue frustrazioni, i suoi fantasmi, le sue ossessioni, le sue ricerche, la sua follia, il suo desiderio di libertà. Ci sono frasi che riescono a esprimere con lucidità e bellezza tutto questo mondo emotivo: "Siamo felici senza sapere perché. Per una giornata di sole, per un'assurdità. Siamo molto felici, ma in fondo vogliamo qualcos'altro. Cosa? Non c'è niente senza". Questa voce è ciò che rende interessante il personaggio e conferisce al film una qualità poetica e misteriosa. Il tono scelto - a metà tra l'esistenzialismo e la ricerca dell'irraggiungibile - è ben mantenuto e Bonnard riesce a sostenere il personaggio con forza in un'interpretazione che finisce per essere una delle cose migliori del film. Assieme a questo, attraverso le risorse testuali, sonore e visive, ci sono momenti e immagini che raggiungono quel punto onirico, bello e misterioso che il film cerca.

La più grande debolezza di questo titolo risiede nel suo desiderio di essere pretenzioso e innovativo quando non ne avrebbe bisogno. La narrazione e il tono si perdono quando Aguilera cerca di portare il film in un territorio più sperimentale, soprattutto nel montaggio, quando mescola toni e ritmi che non funzionano bene tra loro (vedi quella sequenza in fast-motion che rompe totalmente con l’andamento calmo della precedente). Nonostante i risultati e le scoperte, questa pretenziosità ostacola anche il discorso del protagonista, che risulta troppo sovraccarico e ripetitivo, e non riesce a raggiungere la profondità che si prefigge. Alla fine, sono le immagini e le frasi precise che, con poco, riescono a esprimere l'essenza del poeta.

Quello di Aguilera è un film erratico e irregolare, a tratti bello e a tratti troppo presuntuoso e calcolato; una sorta di viaggio oscuro e luminoso attraverso la voce figurativa del mitico poeta.

Splendid Hotel: Rimbaud en África è una coproduzione tra Spagna, Francia e Marocco realizzata da Barney Production, Stray Dogs e Mont Fleuri Production.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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