Recensione: La carga
- Miguel Eek ci porta in un ritiro in mezzo alla foresta dove un gruppo di uomini adulti si immerge negli eventi che hanno segnato le loro vite, cercando di costruire una nuova mascolinità

È innegabile che stiamo attraversando un periodo rivoluzionario. Vecchie idee che sembravano scolpite nel marmo si stanno rivelando obsolete e nuove concezioni del mondo, a lungo messe a tacere, reclamano il posto che spetta loro. La nuova ondata femminista è probabilmente il fenomeno più rappresentativo di tutto ciò: milioni di donne stanno alzando la voce ed esponendo il proprio corpo e il proprio spirito per porre fine alle molteplici forme di violenza che subiscono quotidianamente per il solo fatto di essere donne. E, naturalmente, di fronte a tutto questo ci sono gli uomini, alcuni confusi, altri aperti e desiderosi di far parte del cambiamento, altri ancora arrabbiati e incapaci di capire qualcosa di ciò che sta accadendo. La conquista dei diritti delle donne obbliga gli uomini a rinunciare a molti dei privilegi che la loro condizione maschile, ancora oggi, comporta. E anche a qualcosa di più trascendente e doloroso: confrontarsi con l'idea di mascolinità che a molti di noi è stata inculcata. Un'idea in cui sensibilità, tenerezza e vulnerabilità non trovano posto. Tutto questo viene affrontato dai protagonisti di La carga, un documentario diretto da Miguel Eek. In esso vediamo un gruppo di uomini che si ritirano in una casa di campagna per partecipare a dinamiche di ogni tipo, con l'obiettivo di esorcizzare il maschio alfa che tutti portano dentro e scoprire un nuovo modo di essere uomo.
La macchina da presa di Eek scivola nell'intimità di questo gruppo, che per diversi giorni, al riparo della bellezza della foresta, osa esplorare gli angoli più profondi della propria anima. Attraverso diversi esercizi che possono sembrare un po' strani allo spettatore, ognuno dei protagonisti esplora eventi del proprio passato che hanno segnato il loro modo di essere, di intendere se stessi come uomini e di relazionarsi con l'ambiente. Così, nel corso di poco più di un'ora, assistiamo a un ritratto della mascolinità molto lontano dagli archetipi più classici. In questo film non c'è spazio per eroi coraggiosi o conquistatori pronti a tutto. Qui ci sono solo uomini veri, che si spogliano di tutte le convenzioni sociali della mascolinità per mettere a nudo gli episodi più traumatici della loro vita e cercare di guarirli. Le testimonianze dei protagonisti sono dure, affrontano temi come l'abbandono paterno o l'abuso sessuale, ed è commovente vedere questo gruppo di uomini adulti che si confortano a vicenda, si ascoltano e si comprendono. Insieme costruiscono uno spazio sicuro in cui la vulnerabilità è la norma auspicabile piuttosto che un segno di debolezza da deridere.
Il film riesce a farci entrare in questo spazio insolito, in cui un gruppo di uomini si spoglia emotivamente e fisicamente, senza mai essere invadente. I protagonisti sembrano comportarsi come se nessuno li stesse guardando, si aprono senza alcun apparente timore di essere giudicati dai futuri spettatori del loro processo di trasformazione. Un processo che è bello, ma anche doloroso e scomodo. Le emozioni che La carga suscita sono intense e contraddittorie. È frustrante vedere la profondità delle ferite di alcuni dei protagonisti, ma è anche incoraggiante vedere la sensibilità con cui si ascoltano e si sostengono a vicenda. Lontano dagli uomini orgogliosi e conflittuali che il cinema ci ha spesso mostrato, qui vediamo un gruppo di pari, che esplora senza paura le proprie emozioni, ch si mostrano fisicamente vicini, a volte persino sensuali. Tutto questo per costruire relazioni in cui il rispetto e l'amore lascino da parte l'assurda competitività e la crudele violenza.
La carga è una produzione di Mosaic Producciones e sarà diffuso in Spagna da Filmin.
(Tradotto dallo spagnolo)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.