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SOLETTA 2023

Recensione: Burning Fire

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- Il primo lungometraggio di Michael Karrer ci confronta con realtà che, travolti dalla frenesia del quotidiano, non siamo più capaci di osservare

Recensione: Burning Fire

Presentato in prima mondiale all’International Film Festival di Rotterdam e selezionato alle Giornate di Soletta dove compete nella sezione Visioni, Burning Fire, del giovane regista zurighese Michael Karrer, formatosi alla Zürcher Hochschule der Künste, decostruisce il reale restituendocene una versione al contempo poetica e clinica, eterea e  intrisa di una gravità dai toni cerimoniali.

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Nei pressi di un fiume, tra le torri di palazzi che sembrano animali mitologici o nel giardino di una casa di campagna, delle persone si riuniscono per passare la giornata (e la serata). I personaggi di Burning Fire giocano, ridono, discutono, si ubriacano e svelano poco a poco i loro segreti. Che si tratti di un adolescente alle prese con una crisi esistenziale che riesce difficilmente a tenere sotto controllo, di una discussione animata tra due giovani su un tema a noi sconosciuto o di “risse” tra bambini, ogni micro dramma del quotidiano si trasforma in “momento incandescente”. Mentre La giornata lascia il posto alla notte e all’alba, ognuno va per la propria strada, come se la magia fosse svanita, come se la luce del sole, ancora lontana ma comunque presente, uccidesse i sogni e le utopie.

Il primo lungometraggio di Michael Karrer parla delle dinamiche, degli stati d’animo, delle emozioni e delle tensioni che abitano ogni gruppo. Elogio del quotidiano, di una giornata in apparenza banale che si trasforma in viaggio iniziatico, Burning Fire ci obbliga ad osservare il reale come non l’avevamo mai fatto prima. Costretto a seguire il ritmo volutamente lento del film, il pubblico si trova confrontato con dettagli e sottili stati d’animo che potrebbero passare inosservati. Sorta di meditazione cinematografica ritmata dal susseguirsi di lunghi piani sequenza, Burning Fire impone le proprie regole. Degli adolescenti si dirigono verso l’argine di un fiume dove passeranno la giornata e la nottata, nuotando, bevendo e cercando a modo loro di cambiare il mondo, un gruppo di giovani adulti si ritrova in una casa di campagna per mangiare, discutere e ricordare il passato e un gruppo di bambini gioca tra i palazzi di un quartiere periferico, un luogo misterioso del quale conoscono ogni dettaglio. Questi sono gli eroi e le eroine di un film nel quale anche la noia diventa poesia.

Leggero come l’infanzia ma anche abitato da una sorta di saudade che ricorda capolavori del cinema portoghese quali Os verdes anos di Paulo Rocha, Burning Fire è un inno alle dinamiche di gruppo, alla complessità delle relazioni umane. Nel film, rigorosamente costruito attraverso dei piani sequenza che ci impediscono di accedere alle emozioni vissute dai protagonisti, non succede quasi niente ed è proprio questa inerzia il cuore pulsante del film. Poco importa quello che succede, la bellezza e la poesia si trova nel presente, nei piccoli gesti del quotidiano e nelle parole che bruciano come il fuoco.

Burning Fire è prodotto da Sabotage Filmkollektiv e Zürcher Hochschule der Künste ZHdK e venduto all’internazionale dalla portoghese Kino Rebelde.

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