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BERLINALE 2024 Encounters

Recensione: Tú me abrasas

di 

- BERLINALE 2024: Lo sceneggiatore e regista argentino Matías Piñeiro dimostra che un cinema di frammenti è davvero possibile

Recensione: Tú me abrasas

Il cinema di Matías Piñeiro mette in discussione i limiti degli adattamenti cinematografici da oltre 15 anni, sempre con crescente raffinatezza. Nel 2020 ha presentato Isabella [+leggi anche:
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, l'ultimo capitolo di una serie di film che esplorano i ruoli femminili nelle commedie di Shakespeare, concentrandosi su Misura per misura. Il film ha ottenuto una menzione speciale nella sezione Encounters di Berlino, segno tangibile di approvazione per gli ampi mondi onirici evocati dal regista argentino residente a New York che avrebbero deliziato lo stesso Bardo. Ma per il pubblico che non conosce lo stile idiosincratico di Piñeiro e il suo approccio al raddoppiamento, ai riverberi testo-immagine e agli strati metatestuali, You Burn Me [+leggi anche:
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- il suo ultimo film presentato in anteprima nella sezione Encounters della Berlinale di quest'anno - può essere un punto di partenza adeguato.

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Nell'inquadratura iniziale e nel titolo del film, due parole greche antiche diventano tre in inglese con un giro di pagina. Il Frammento 38 di Saffo nell'originale eolico e la traduzione inglese di Anne Carson sono visibili su pagine separate di un libro che è, di fatto, il film di Piñeiro. Le pagine intermedie, come i tagli tra le sequenze, tengono insieme un intero mondo. You Burn Me si basa su due fonti letterarie e sulla loro interconnessione: una è la poesia di Saffo (o meglio i frammenti che ne rimangono) e l'altra è il testo di Cesare Pavese del 1947 "Dialoghi con Leucò", più precisamente il capitolo "Schiuma d’onda", dove Saffo stessa conversa con una ninfa di nome Britomarti. Il testo di Pavese è un dialogo sulla morte, sull'amore e sul desiderio, e il punto di convergenza tra le due figure femminili è una morte simile: la caduta da una scogliera nel mare.

Come tutti i film di Piñeiro, quest'opera di 64 minuti trova nuovi modi di essere discorsiva non solo con le parole, ma anche con le immagini e il suono. Ciò che dà vita ai dialoghi è la molteplicità dei modi in cui vengono resi presenti: la stessa cinepresa Bolex registra (nelle mani del direttore della fotografia Tomas Paula Marques e dello stesso regista) frammenti silenziosi di vita, strade, cieli, onde, libri, mani e, occasionalmente, i volti delle muse di Piñeiro, Gabi Saidón (nel ruolo di Saffo) e María Villar (nel ruolo di Britomarti). Le inquadrature appaiono e riappaiono, sintonizzandosi su una lettura fuori campo del testo di Pavese che segue una logica sciolta e onirica, invitando lo spettatore ad ascoltare con gli occhi. Un'esperienza sinestetica fa da cornice a un film che si affida al testo e allo stesso tempo lo nega a favore dell'immagine e del suono, la cui musica è composta dalla stessa Saidón.

You Burn Me abbraccia la forma frammentaria e immagina un cinema con note a piè di pagina; si chiede se un film possa non solo operare su più livelli di significato e rappresentazione, ma se sia possibile che questi livelli interagiscano e diano vita essi stessi a nuove forme. Sebbene tutto ciò sembri altamente concettuale, l'approccio con l'opera di Piñeiro è facile come respirare: la sua bellezza e il suo rigore non sono mai in contrasto tra loro. Come i frammenti di Saffo che testimoniano l'assenza che circonda le loro poche parole, You Burn Me è in grado di evocare un intero universo che è certamente fittizio, ma anche veritiero in una certa misura, abitando la mancanza invece di cercare di riempirla. Il desiderio è come una ciotola spezzata: si rovescia di continuo.

You Burn Me è prodotto dalla Trapecio Cine di Buenos Aires e dalla spagnola Películas mirando el techo, in coproduzione con la Elías Querejeta Zine Eskola di San Sebastián.

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(Tradotto dall'inglese)

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