Recensione: Un altro Ferragosto
- Nel sequel del suo cult Ferie d’agosto, Paolo Virzì rinnova il confronto tra due gruppi sociali emblematici del Paese in una commedia amara in cui aleggiano opportunità perdute e disfatta

Sedicesimo lungometraggio nella filmografia di Paolo Virzì, Un altro Ferragosto [+leggi anche:
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scheda film] è il sequel della sua opera seconda Ferie d’agosto del 1996, atipica e rivoluzionaria commedia che vedeva la nascita dello “stile Virzì”, ed era rapidamente diventato un vero e proprio cult perpetuatosi negli anni. Nel primo film si fronteggiavano due gruppi emblematici dell’Italia di allora, in vacanza sull’isola di Ventotene: al primo faceva capo un raffinato ed elitario intellettuale di sinistra, Sandro (Silvio Orlando); all’altro il ricco, grossolano e qualunquista di destra Ruggero (Ennio Fantastichini).
In Un altro Ferragosto, nelle sale italiane da domani 7 marzo con 01 Distribution, si ritrova nella stessa isola quasi trent’anni dopo quel che è rimasto dei due gruppi con figli nipoti mariti e fidanzati che nel frattempo si sono uniti ai due clan. Qualcuno è scomparso davvero, come i due attori Piero Natoli e lo stesso Fantastichini, quest’ultimo inserito nel sequel dall’accorta e intricata sceneggiatura, scritta assieme all’espertissimo Francesco Bruni, in forma di ceneri in una elegante urna che la vedova Luciana (Paola Tiziana Cruciani) porta con sé in vacanza. Qualcuno se la passa male, come il protagonista Sandro, minato da una grave malattia.
Difficile presentare tutti i personaggi di un film il cui cast farebbe impallidire lo stesso Gabriele Muccino, campione di una coralità forse ormai fuori moda nel cinema italiano. Basterà dire che i continui rimandi al film archetipo, incluse immagini/flashback ritagliate dalla pellicola del 1995, tessono i fili di nuovi conflitti e intrecci sentimentali, aggiornati agli stereotipi del momento. Tra questi spicca ovviamente la influencer incompetente (Anna Ferraioli Ravel) che, partita da un tutorial sullo smalto per le unghie si ritrova ora milioni di follower ed è arrivata sull’isola per sposare (con tanto di wedding planner) un uomo (Vinicio Marchioni) che non la ama e intende solo sfruttare la sua celebrità. E Altiero (Andrea Carpenzano), il figlio non riconciliato del capofamiglia Sandro di ritorno con il marito americano Noah (Lorenzo Saugo) dagli Stati Uniti, dove è diventano ricchissimo con una app per la messaggistica criptata.
I due rappresentanti della modernità social (ma sappiamo che la satira oggi non può più superare la realtà) si affiancano ai rappresentanti delle varie sfumature di una società sempre più polarizzata e allo stesso tempo appiattita. Nel film del 1995 la politica era lo spartiacque, oggi il collante è la scomparsa delle ideologie. L’isola che nel 1941 ospitò i confinati politici oppositori del fascismo Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, - che scrissero il “Manifesto di Ventotene”, oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione Europea - è nuovamente terreno di scontro tra due modi di pensare e vivere differenti, entrambi con le proprie fragilità. Sandro sogna in bianco e nero di dialogare con quei padri della democrazia. Gli altri ignorano chi siano. Molte le gag per evidenziare (con una certa spietata tenerezza da parte della sceneggiatura) tutta la grettezza e l’ignoranza sentimentale delle due tribù. Ma la comicità greve e allo stesso tempo elegantissima del re dei vecchi cinepanettoni Christian De Sica si erge incontrastata su tutti e tutto, quasi come una resa all’umorismo più maleducato. Mentre per tutta la durata della commedia aleggia una densa atmosfera di morte, di tempo e opportunità perdute per sempre, di disfatta e smarrimento. Che è la cosa più riuscita del film.
Un altro Ferragosto è prodotto da Lotus Production, una società Leone Film Group, con Rai Cinema, in associazione con Tenderstories.
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