Sguardi Altrove, il corpo della donna e i diritti negati
- La 31ma edizione del Women’s International Film Festival, a Milano dal 15 al 24 marzo, omaggia Justine Triet, fresca di Oscar e propone oltre 60 film da 30 Paesi

Oltre 60 film da 30 Paesi, tre sezioni in concorso, ospiti internazionali, masterclass e spazi dedicati alla formazione per Sguardi Altrove Women’s International Film Festival, a Milano dal 15 al 24 marzo con la 31ma edizione, dedicato a Sandra Milo, l'attrice musa di Federico Fellini scomparsa a fine gennaio. La rassegna internazionale dedicata alla promozione del cinema e della creatività femminili omaggia quest’anno la regista e sceneggiatrice francese Justine Triet con due dei lungometraggi che hanno preceduto il pluripremiato Anatomia di una caduta [+leggi anche:
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intervista: Justine Triet
scheda film], Palma d’Oro a Cannes e fresco di Oscar alla migliore sceneggiatura originale. Verranno proiettati Tutti gli uomini di Victoria [+leggi anche:
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intervista: Justine Triet
scheda film] del 2016, presentato alla Semaine de la Critique, e Sibyl - Labirinti di donna [+leggi anche:
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intervista: Justine Triet
scheda film] del 2019, in concorso ufficiale a Cannes.
“Il tema del Corpo attraversa come un filo rosso tutto il programma”, assicura la direttrice di Sguardi Altrove Patrizia Rappazzo. Storie di vite quotidiane e di lotte per i diritti caratterizzano la selezione del concorso Nuovi Sguardi, panoramica sul femminile con il linguaggio della finzione o del documentario che attraversa l’Europa, il Medioriente fino all’Asia e al Nordamerica. Tra le autrici, la britannica Ella Glendining, regista e protagonista di Is There Anybody Out There? [+leggi anche:
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scheda film] (candidato ai Bafta 2024 per il miglior debutto) racconta il suo corpo insolito e le discriminazioni che da sempre hanno segnato la sua vita e i rapporti con gli altri. Si nasconde invece in un armadio e dichiara di non voler più uscire la protagonista di Come le tartarughe [+leggi anche:
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scheda film] dell’italiana Monica Dugo. ritratto di una tranquilla famiglia borghese che va in pezzi quando il marito e padre se ne va di casa. Seven Winters in Teheran [+leggi anche:
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scheda film] (Francia/Germania) di Steffi Niederzoll e Europa [+leggi anche:
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intervista: Sudabeh Mortezai
scheda film] (Austria/Regno Unito) di Sudabeh Mortezai affrontano entrambi il tema dei diritti e della giustizia, il primo nell’Iran contemporaneo, l’altro in un’area rurale dell’Albania. Mentre Lyd (Palestina/Regno Unito/Usa) di Rami Younis e Sarah Ema Friedland - documentariste rispettivamente palestinese e ebrea newyorkese - racconta la vita di oggi nella cittadina dove nel 1948 una rappresaglia dell’esercito israeliano costrinse gli abitanti all’esilio.
Nel concorso #FrameItalia 9 titoli nazionali che aspirano al Premio SNCCI, Premio del Pubblico e al Premio della Giuria Giovani. Tra questi ci sono Body Odyssey [+leggi anche:
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intervista: Grazia Tricarico
scheda film] di Grazia Tricarico (Italia/Svizzera), Mi fanno male i capelli [+leggi anche:
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scheda film] di Roberta Torre, Te l’avevo detto [+leggi anche:
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scheda film] di Ginevra Elkann, Devoti tutti di Bernadette Wegenstein, 100 preludi di Alessandra Pescetta, Mama Mercy di Alessandra Cutolo.
Tra i vari focus, quello sul Cinema Armeno delle Donne che ospita Mariam Ohanyan, regista, produttrice, sceneggiatrice e direttrice del Kin Women’s International Film Festival di Yerevan, da lei fondato nel 2003 a sostegno delle cineaste del suo paese; una Finestra sul Medioriente con documentari da Palestina e Israele, un focus su Inclusione. Inclusion & Diversity. Spazio infine alla formazione, con i workshop sulla scrittura delle commedie al femminile, sui mestieri della tv, sul paradosso dell’attore, sui personaggi femminili nelle serie televisive italiane e su corpo e cinema, a partire dal cortometraggio Unfitting di Giovanna Mezzogiorno.
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