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BERGAMO 2024

Recensione: Good Guys Go To Heaven

di 

- Radu Potcoavă firma una commedia romantica surreale con una affrettata riflessione sulle conseguenze delle nostre scelte e una svolta troppo sdolcinata

Recensione: Good Guys Go To Heaven
Bogdan Dumitrache in Good Guys Go To Heaven

Il primo amore non si scorda mai, recita il detto ed è probabilmente il motivo per cui ogni secondo un matrimonio naufraga da qualche parte nel mondo. Per la sua interpretazione del sentimentale meccanismo che i neuroscienziati associano al sistema di ricompensa dopaminergico, il regista rumeno Radu Potcoavă è singolarmente partito dalla morte, quella improvvisa di un amico di suo padre per un attacco di cuore. Prima di dirigere Good Guys Go to Heaven, in concorso al Bergamo Film Meeting e dal 22 marzo nei cinema rumeni con Forum Film, Potcoavă ha firmato la commedia di successo The In-Laws (il secondo film rumeno del 2014 per numero di spettatori) e il dramma di formazione Summer's Over. Con Good Guys Go to Heaven gioca la carta della commedia romantica surreale.

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Dopo un fatale incidente d’auto a Bucharest, Dan (il carismatico Bogdan Dumitrache) si ritrova su una splendida spiaggia dorata (la luminosa fotografia è di Andrei Butică) accanto ad un camper dotato di tutti i comfort. Petru (Sergiu Costache), il misterioso personaggio che lo ha accompagnato in quello che indoviniamo essere il Purgatorio, gli spiega che ha 40 giorni per riflettere sulle sue azioni in vita, eventualmente pentirsi e arrivare al cospetto dell’Altissimo con un biglietto per il Paradiso già in tasca. Dipende da lui. Oltre a birra ghiacciata e sigarette, Dan riceve in dotazione un bonus: digitando un nome su un tablet ha la facoltà di visitare chi desidera sulla Terra. Incontra prima il suo amico Cipi (Silviu Pintileasa), con cui fuma un po’ di marijuana, poi fugacemente la moglie Ada (Florentina Tilea) Ma Dan non ha fatto il conti con un altro “ospite” della spiaggia: Laura (Cosmina Stratan), la ragazza del liceo di cui era innamorato, morta per un tumore. I due ricostruiscono tutte le sliding doors che li avevano allontanati per sempre. Dan si dichiara uno sciocco e un codardo, confessa di essere il solo responsabile dell’incidente d’auto in cui è rimasto ucciso (ho messo la freccia a sinistra e ho svoltato a destra”). Poi rivede per l’ultima volta la moglie a cui raccomanda di prendersi cura della loro figlia di 13 anni Zoe, nell’unica scena del film con una vera carica di tensione emotiva. Gli è concesso persino di incontrare gli anziani genitori (loro sono già in Paradiso) da cui riceve la “benedizione”.

Da questo momento il film sterza verso una serie sdolcinata di “ti ho sempre amata”, “non ho mai amato mia moglie”, tramonti suggestivi sulla spiaggia, sguardi languidi in macchina, far l’amore nel camper e poi schizzarsi e ridere nell’acqua limpida. Si fa fatica a cogliere una continuità con la sottile ironia che prima sorvegliava il film, reso brillante dal montaggio nervoso e “anticipato” di Catalin Cristutiu. Svaniscono le premesse di riflessione quasi metafisica sulle conseguenze delle nostre scelte in favore di un intrattenimento romantico dallo sguardo tipicamente maschile. Il finale - con il cameo del popolare attore Șerban Pavlu - riconduce il film al sogno puerile immaturo e narcisistico di un Eden in cui l’uomo si ricongiunge platonicamente (nel senso del Simposio di Platone) alla donna ideale, sotto l’occhio compiacente di un dio sornione (e maschio). Il regista si è detto sorpreso della selezione al Bergamo FM, storicamente rigorosa, perché pensava a Good Guys Go to Heaven come a un film per il pubblico piuttosto che a un film da festival. Ma i selezionatori hanno scelto Good Guys Go to Heaven esattamente per quello che è: una commedia paradisiaca per un pubblico allargato. Amen.

Good Guys Go to Heaven è prodotto da Wearebasca con Chainsaw Europe. The Open Reel si occupa delle vendite internazionali.

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