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BIF&ST 2024

Recensione: Sous le tapis

di 

- Nella sua opera prima da regista, l’attrice francese Camille Japy affronta il tema del lutto partendo da uno spunto da black comedy per evolvere poi verso il dramma familiare

Recensione: Sous le tapis
Ariane Ascaride (di spalle) e Bérénice Bejo in Sous le tapis

Odile si prepara a festeggiare il suo compleanno. Mentre attende l’arrivo di figli e nipoti, suo marito Jean muore improvvisamente. Incapace di far fronte alla realtà, decide di nasconderlo sotto il letto. Chi da una sinossi del genere dovesse attendersi una black comedy in stile Weekend con il morto, dovrà ricredersi. Perché Sous le tapis, primo lungometraggio scritto e diretto dall’attrice francese Camille Japy, in concorso nella sezione Panorama internazionale del Bif&st di Bari, parte da uno spunto sì grottesco, ma poi prende la forma di un toccante dramma familiare, in cui “sotto il tappeto” scopriamo esserci nascosto molto altro.

Ariane Ascaride è l’intensa interprete di Odile. Mentre si appresta a infornare il piatto forte del suo pranzo di compleanno, suo marito Jean (Bernard Alane) ha un malore improvviso e muore. Sotto shock, Odile sente dal piano di sopra figli, cognati e nipoti che cominciano ad arrivare, per festeggiarla, nella bella casa di famiglia in campagna. La figlia di Odile, Sylvie (Bérénice Bejo) arriva con i suoi due bambini e con il suo compagno Mathieu (Stéphane Brel) e la figlia di lui; giungono poco dopo il figlio Lucas (Thomas Scimeca) e la sua fidanzata Clara (Marilou Aussilloux). Odile non ha il coraggio di rivelare cosa è successo, o meglio, non riesce ad accettare la situazione, così, dopo aver nascosto il corpo del marito sotto il letto, decide di fingere che ci sia stato un litigio fra loro poco prima e che Jean abbia deciso di andarsene: si festeggerà senza di lui.

Rimangono tutti spiazzati, specialmente Sylvie, che ci teneva tanto a presentare il suo nuovo fidanzato al padre. Il gioco, ovviamente, non reggerà molto a lungo. E una volta scoperta la verità, ognuno affronterà il lutto a suo modo. Odile, al tempo stesso fragile e buffa, è in piena negazione; Sylvie, che è la figlia responsabile e un po’ rigida, si sobbarca le pratiche burocratiche; Lucas è il figlio fricchettone che prende tutto con filosofia, complice la sua luminosa e viscerale fidanzata Clara; i nipoti piccoli trasformano tutto in un gioco. In tutto ciò, il nuovo “acquisto” di Sylvie, Mathieu, un ciclista professionista ossessionato dalle gare, egoista e un po’ ridicolo, è una nota stonata la cui presenza imbarazzante è fonte di qualche risata.

In effetti, è sull’equilibrio tra dramma e commedia che il film si muove, un equilibrio delicato che Japy dimostra di saper calibrare, con questo ritratto di una famiglia in fondo come tante, in cui ognuno ha il suo posto stabilito e la sua dose di affetto e considerazione. Struggente è la parte di Bejo, la figlia che cerca sempre di fare la cosa giusta e che, nonostante tutto, si sente poco amata e messa in ombra, agli occhi della madre, dal più eccentrico Lucas. Ma sotto il tappeto, oltre al corpo di Jean, si nasconde un segreto che getterà una luce diversa su alcune dinamiche e reazioni, e che rimescolerà le carte e i ruoli, un po’ come in una foto di famiglia in cui, tra uno scatto e l’altro, ci si scambia di posto. Un film sul lutto che finisce per trasformarsi in un’opportunità di guarigione per chi resta.

Sous le tapis è prodotto da Mandarin & Compagnie con Paname Distribution (che ne è anche il distributore francese, che lo ha portato nelle sale lo scorso 7 luglio) e Lamarr. Le vendite internazionale sono affidate a Totem Films.

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