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BERLINALE 2023 Panorama

Recensione: La sala professori

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- BERLINALE 2023: Ambientato tra le mura di una scuola pubblica, il nuovo lungometraggio di İlker Çatak è un dramma avvincente in cui eventi apparentemente insignificanti innescano un effetto valanga

Recensione: La sala professori
Leonie Benesch in La sala professori

Carla Nowak (Leonie Benesch) è una giovane e promettente insegnante che ha ottenuto il suo primo lavoro. Insegna matematica ed educazione fisica a una classe di alunni di seconda media in una città non identificata in Germania. Tutto sembra andare bene, finché non si verificano una serie di piccoli furti all'interno della scuola. E’ sospettato uno dei suoi studenti e, in sua difesa, Carla decide di indagare personalmente. Lascia il suo computer portatile e un portafoglio con alcune banconote nella sala professori. La trappola funziona un po' troppo bene e il portatile riesce a registrare il braccio di qualcuno che ruba il portafoglio. Una delle segretarie della scuola, la signora Kuhn (Eva Löbau), diventa improvvisamente la sospettata numero uno, poiché il giorno del furto indossava lo stesso tipo di camicia. È l'inizio della fine.

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L'impianto della storia è semplice e un meccanismo narrativo a "effetto valanga" riesce a tenere incollati gli spettatori. Tuttavia, nel suo nuovo lungometraggio, intitolato La sala professori [+leggi anche:
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intervista: İlker Çatak
intervista: Leonie Benesch
scheda film
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e presentato nella sezione Panorama della Berlinale, İlker Çatak si è dato - e ha portato a termine - un compito non facile. La maggior parte del successo di questo film è dovuta alla grande profondità che lo sceneggiatore Johannes Duncker e Çatak danno al loro personaggio principale. Più Carla cerca di fare qualcosa di giusto - e, in molte circostanze, logico, in termini di principi pedagogici - più viene spinta ai suoi limiti, messa sotto pressione, emarginata e denunciata. Lo stesso tipo di sviluppo avviene con l'altro protagonista, Oskar (il talentuoso Leonard Stettnisch), figlio della signora Kuhn e allievo di Carla.

"Quello che succede nella sala insegnanti rimane nella sala insegnanti", dice Carla intervistata dal giornale della scuola, dopo che lo scandalo è già scoppiato. Analogamente a Un monde [+leggi anche:
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intervista: Laura Wandel
scheda film
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di Laura Wandel, in The Teachers' Lounge Çatak costruisce un microcosmo ben definito che vive e respira esclusivamente tra le mura della scuola. In particolare, ci rendiamo conto di quanto brutale e ipocrita possa essere, in determinate circostanze, un sistema educativo, anche quello di un Paese sviluppato e democratico come la Germania. E, in contrasto con questa semplice narrazione a "effetto valanga", Çatak tocca in modo molto equilibrato altre questioni complesse che si possono trovare in molti ambienti scolastici in tutto il mondo, come il rispetto della privacy, la discriminazione delle minoranze, il bullismo, il ruolo dei genitori prepotenti e, più in generale, i limiti dell'impegno degli insegnanti.

La visione del film diventa ancora più gratificante quando si arriva alla sua risoluzione. Lo spettatore può persino credere che ci siano due finali, poiché l’ultima sequenza è chiaramente divisa in due parti, ognuna con la propria conclusione. È un raro caso di finale "doppio" che ha davvero un senso. Le due parti funzionano bene insieme e trasformano lo sforzo di Çatak in una metafora più ampia sulla equità della legge e sui rapporti di potere. È probabilmente la qualità migliore di questo film, e certamente qualcosa che non ci si aspetterebbe di trovare in un dramma scolastico.

La sala professori è prodotto dalla monacense if… Productions. La belga Be For Films si occupa delle vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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