email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

KARLOVY VARY 2023 Concorso

Recensione: Dancing on the Edge of a Volcano

di 

- Le disavventure di Terry Gilliam sul set e il loro spirito inesauribile sono presenti nel complesso doc di Cyril Aris

Recensione: Dancing on the Edge of a Volcano

Le riprese di un film sono sempre complicate, ma alcune lo sono ancora di più. In Dancing on the Edge of a Volcano [+leggi anche:
trailer
intervista: Cyril Aris
scheda film
]
, presentato in anteprima mondiale in concorso per il Globo di Cristallo a Karlovy Vary, tutto ciò che poteva andare storto in termini di produzione è andato storto. E le disgrazie non vengono mai da sole, dalle piogge torrenziali alle pandemie. È una sensazione così amara, così disperata, che tutto ciò che si può fare è ridere mentre si sbatte la testa contro il muro. Ma c'è un lato ancora più oscuro nel documentario di Cyril Aris.  

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Tutto il mondo ha sentito l'esplosione proveniente dal porto di Beirut nel 2020. Ebbene, l'ha sentita anche il team di Costa Brava, Lebanon [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
di Mounia Akl, che era pronto a iniziare le riprese. Era stato "prenotato e approvato tutto", ma ora la loro città sta morendo dissanguata. Potrebbero andarsene, e probabilmente dovrebbero, ma continuano ad andare avanti invece di gettare la spugna.

"Il Libano è finito", dice qualcuno, e per un momento sembra avere assolutamente ragione. Man mano che i problemi si sommano, qualcuno sussurra ciò che già non è più un segreto: tutto ciò assomiglia al disastro che è stato immortalato in Lost in La Mancha, la prima volta che Terry Gilliam ha cercato di realizzare L'uomo che uccise Don Chisciotte [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Terry Gilliam
scheda film
]
. "O Apocalypse Now", aggiunge qualcuno, film che pure ha avuto il suo documentario, Hearts of Darkness, girato all’insegna del "non crederete mai a quanto sia stato difficile". Aris cerca di rendere il film uno specchio di tutto ciò che sta accadendo nel paese, dallo stallo politico ai protocolli COVID-19, in un modo che a volte risulta schiacciante. Ma in realtà, come storia sullo strano amore per il cinema, il tipo di amore che spinge le persone a fare qualsiasi cosa, il film funziona magnificamente.   

Come sempre in queste situazioni, non manca l'umorismo nero. "Almeno ora ci passa l'aria", dice una persona guardando il buco lasciato dall'esplosione. "L'acqua c'è ancora, solo che adesso c'è del vetro dentro". Il problema è che quando le battute sono finite, rimane una domanda fondamentale a cui rispondere: con tutto quello che è successo, ci atteniamo al piano con cui siamo arrivati o facciamo un film diverso?

E alla fine questi folli e meravigliosi personaggi vanno avanti, nonostante la città sia senza elettricità quando finalmente finiscono le riprese ("È come girare un film sul Titanic", dicono per riassumere l'esperienza) e le strade siano piene di manifestanti. E mentre Aris sembra ottimista sul potere del cinema, o dell'arte in generale, la situazione nel suo paese è completamente diversa. "Beirut era brutta, forse. Ma era la mia città", dicono da queste parti. E qualcuno l'ha distrutta.

Il regista mostra la rabbia delle persone quando si rendono conto che l'esplosione poteva essere evitata, o la loro straziante conclusione che le cose "non si stabilizzeranno mai" e che forse, invece di urlare a pieni polmoni, è meglio andarsene. È un'opzione valida, questo è certo. Ma se una piccola troupe cinematografica può andare avanti, parlando come "in un film di Antonioni", ridendo e piangendo tra i cumuli di macerie, forse possono farlo anche altri.

Dancing on the Edge of a Volcano è prodotto dalla società tedesca Reynard Films e dalla libanese Abbout Productions.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy