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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Una storia nera

di 

- Il secondo film di Leonardo D'Agostini è una storia di violenza domestica che rimane soffocata tra noir, legal thriller e indagine sociologica

Recensione: Una storia nera
Laetitia Casta in Una storia nera

Laetitia Casta è una donna che vive a Roma, separata dal marito dopo anni di maltrattamenti in Una storia nera, secondo film di Leonardo D'Agostini, nelle sale italiane dal 16 maggio con 01 Distribution. La sceneggiatura, scritta dal regista, è tratta dal romanzo omonimo di Antonella Lattanzi, pubblicato nel 2017, l'anno dell’esplosione del #MeToo. Lattanzi era tra gli sceneggiatori del primo film di D’agostini, Il campione [+leggi anche:
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intervista: Leonardo D’Agostini
scheda film
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C’è ancora qualcosa che tiene in vita il legame tra Carla (Casta) e Vito (Giordano De Plano): i loro tre figli Nicola (Andrea Carpenzano), Rosa (Lea Gavino) e la piccola Mara. E quando quest’ultima esprime il desiderio di avere il papà a casa per la sua festa di compleanno, la madre non può fare altro che accontentarla, anche se la presenza dell’uomo che ha amato per tanti anni le mette i brividi. Dopo l’incontro l’uomo scompare e presto spunta una testimone (l’amante di Vito, sospettosa, che lo aveva seguito, interpretata da Lidiya Liberman) che lo ha visto ritornare a casa di Carla e non uscire più. Il cadavere viene ritrovato nel Tevere, e Carla viene accusata della morte dell’ex marito dal pubblico ministero che indaga sulla sparizione (Cristiana Dell’Anna), e processata assieme al suo attuale compagno, che l’avrebbe aiutata a sbarazzarsi del corpo.  L'accusa è di omicidio premeditato e non per legittima difesa, come sostiene la donna.

D'Agostini dimostra di saper usare la macchina da presa e di conoscere alcuni meccanismi del cinema di genere, ma il film rimane schiacciato tra noir, legal thriller e indagine sociologica, con i dovute richiami ad uno dei temi preponderanti del momento, la questione di genere e le relazioni di potere tra maschile e femminile.  La violenza domestica viene anatomizzata attraverso una vicenda che mette in una luce ambigua la protagonista (nelle interviste, Laetitia Casta ha affermato che Carla “non si può giudicare”) spostandola nel territorio del neo-femminismo ritorsivo. Il regista mostra come la tossicità della relazione violenta si sia estesa a tutta la famiglia. Il figlio maggiore ha impulsi aggressivi nei confronti della sorella ventenne, la quale è così spaventata dalla situazione da rifugiarsi sotto l’ala protettrice della sorella del padre (la sempre magnifica Licia Maglietta), che difende il fratello morto dalle accuse di violenza ossessiva. Ci viene mostrata la casa della zia piena di icone religiose per evidenziare un nesso tra cattolicità e patriarcato. Fin troppo ovvie anche le svolte drammaturgiche, che il regista sottolinea con le musiche da horror di Stefano Ratchev e Mattia Carratello. Alcuni problemi “tecnici” si notano inoltre sul lato giudiziario (il pm insolitamente inquisitorio, la “complicità morale” per chi ha aiutato fisicamente a nascondere il corpo della vittima, parlare di avvalersi della facoltà di non rispondere per un testimone volontario, l’esperimento giudiziale in aula).  In questa indeterminatezza, l’attrice francese non riesce a dare le giuste sfumature giusta equivocità alla sua protagonista, mentre il bravo Andrea Carpenzano gira con il motore al minimo.

Una storia nera è prodotto da Groenlandia con Rai Cinema. Le vendite estere sono curate da True Colours.

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