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CANNES 2024 ACID

Recensione: It Doesn’t Matter

di 

- CANNES 2024: Il secondo lungometraggio dell'anticonformista filmmaker statunitense Josh Mond vede un regista organizzare i videodiari di un suo problematico amico in un documentario

Recensione: It Doesn’t Matter
Christopher Abbott in It Doesn't Matter

Dimenticate l'intelligenza artificiale: nei prossimi anni i "reel" dei social media potrebbero avere un impatto ancora più marcato sulla narrazione e su cinema e audiovisivo. Come compilation di brevi video aggiornati in successione, sono probabilmente la caratteristica più coinvolgente di Instagram; anche Facebook ha ridisegnato la sua homepage in modo che i nuovi post degli amici siano al centro dell'attenzione. Ci trasforma in pseudo-filmmaker: ogni tocco o pressione porta l'utente finale lungo una cronologia lineare, ogni immagine si costruisce sulla successiva.

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Nonostante sia ambientato tra il 2014 e il 2021, quando questa "estetica" basata su FaceTime si stava ancora evolvendo, i frammenti di narrazione in prima persona e con la telecamera che compongono It Doesn't Matter [+leggi anche:
intervista: Josh Mond
scheda film
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si sentono pienamente ispirati ai reel, rendendo il film un esempio ben riuscito di fluida narrazione di montaggio del suo regista, Josh Mond. Christopher Abbott (Poor Things [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Suzy Bemba
Q&A: Yorgos Lanthimos
scheda film
]
) interpreta un alter ego del regista, che unisce spezzoni di video-diario del suo amico d'infanzia Alvaro (Jay Will) in un documentario coerente, tranne che per il fatto che è tutto "messo in scena", il che lo rende un film di finzione che imita semplicemente un documentario. Il film è stato presentato in anteprima nella sezione ACID di Cannes, specializzata in opere autenticamente indipendenti come questa.

It Doesn't Matter è un film riuscito per due ragioni principali, una delle quali immette una certa tensione vitale nell'altra. Come i film girati con l'iPhone o con il POV in prima persona, o quelli che si svolgono in un'unica location claustrofobica, la principale giustificazione della sua esistenza è dimostrare che può essere realizzato. La seconda è la particolare dinamica di potere tra l'innominato regista (chiamiamolo Chris - è un nome monosillabico con una "s" finale, un po' come Josh), archetipo del creativo hipster bianco di New York, e Alvaro stesso, un giovane americano di origine honduregna, un quasi senzatetto che vive un'esistenza precaria fatta di impieghi instabili. Chris ama Alvaro come un amico, ma sfrutta le sue vicende e il suo carisma per ricavarne materiale creativo: può trattarlo come un soggetto etico del documentario, un quasi co-autore di tutto, o Alvaro sarà ulteriormente vittimizzato e alterato? Lo stesso vale per Mond, che intraprende il progetto per privilegiare uno sguardo diverso dal suo.

I videomessaggi vengono scambiati da poli diversi del Paese, Chris a Brooklyn che ronza intorno ad Alvaro, il quale potrebbe trovarsi a ovest fino alle Hawaii (raggiungibili in aereo, ovviamente, senza passaporto), o a Portland, dove ha ottenuto il suo ultimo lavoro sottopagato. Di tanto in tanto Chris lo raggiunge di persona nel West, dove filma le loro interazioni in due riprese: un viaggio a Jackson Hole, nel Wyoming, catturato in modo atmosferico, diventa l'occasione per un vero e proprio momento di legame a cuore aperto, in cui Alvaro, raccontando la sua educazione come figlio di immigrati, seguìta dal rimpatrio dei genitori, può essere cooptato come "esibizione" della storia di fondo per aiutare il suo film a scorrere.

È allo stesso tempo un'autocritica - Mond che mostra il suo lavoro - e un'offesa legittima a un certo tipo di cineasti indie (per esempio, i fratelli Safdie e simili), che cercano uno schedario di "personaggi" colorati da impiegare come partecipanti non professionisti nei loro film, con un rapporto sempre in bilico tra vero amico e dipendente, collaboratore o costretto. Ma la storia di Alvaro, immigrato di seconda generazione, e la sua capacità di rimettersi in sesto sono catartiche e toccanti e meritano una vetrina, anche se a costruirla sono le capacità mediatiche di Chris.

It Doesn't Matter è una coproduzione statunitense e francese di CHMOND Inc e Films AdeMD.

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(Tradotto dall'inglese)

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