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CANNES 2024 Semaine de la Critique

Recensione: Julie Keeps Quiet

di 

- CANNES 2024: Al suo primo lungometraggio, il giovane regista belga Leonardo van Dijl offre un ritratto intimo e ben riuscito di una giovane atleta alle prese con una scelta dolorosa

Recensione: Julie Keeps Quiet
Tessa Van den Broeck in Julie Keeps Quiet

Leonardo van Dijl si è fatto conoscere sulla scena internazionale nel 2020 con il cortometraggio Stéphanie, ritratto di una giovanissima ginnasta che gli è valso una selezione in concorso al Festival di Cannes. Ora torna con Julie Keeps Quiet [+leggi anche:
trailer
intervista: Leonardo van Dijl
scheda film
]
, un nuovo ritratto intimo e delicato di una giovane sportiva coinvolta nelle complesse questioni di dominio che possono sorgere nello sport di alto livello, che questa volta gli è valso una selezione in concorso alla Semaine de la Critique.

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Julie è la giocatrice di punta di un'accademia di tennis di alto livello. Quando il suo allenatore viene sospeso e poi rapidamente licenziato in seguito al suicidio di una giovane giocatrice, l'intero club è chiamato a testimoniare, per cercare di capire. Ma Julie decide di tacere... Ci si interroga quindi sul suo silenzio. Suo malgrado, la sua storia viene scritta, immaginata, fantasticata e temuta. Il suo silenzio lascia spazio a ogni tipo di interpretazione, anche se lo usa per preservare le forze che vuole indirizzare verso il suo gioco, e solo verso il suo gioco. Riserva le sue energie solo per le sue ambizioni, finché la tempesta infuria e le condizioni non sono mature per lasciar spazio alla parola. Il tumulto assordante delle voci sembra lasciarla indifferente, concentrata su una ferita finalmente rimarginata, su un corpo che è riuscita a domare.

Il film si apre con un’inquadratura fissa di Julie che si allena, muovendosi dentro e fuori dalla cornice, con il suono della racchetta che colpisce la palla in sottofondo e il rumore bianco della palestra, sotto le sue luci artificiali che le conferiscono una luminosità crepuscolare. Tutta la prima parte, che fa eco al silenzio di Julie, si svolge in una sorta di chiaroscuro, con le zone grigie create dalle tende tirate, le albe e le prime serate che scandiscono la sua vita quotidiana. La luce (opera del direttore della fotografia Nicolas Karakatsanis), come il silenzio, è sommessa. Ma la presenza spettrale del vecchio allenatore viene gradualmente sostituita da quella più solare del nuovo allenatore, che si posiziona alla giusta distanza, permettendo a Julie di trovare i mezzi per fare il suo gioco, e la sua verità.

Julie Keeps Quiet affronta in modo appropriato e con vera intelligenza cinematografica i temi dell'abuso, della dominazione e del controllo, tutti temi ultracontemporanei destinati a scuotere il festival di quest'anno, sia sullo schermo che fuori. In questo senso, si inserisce in un'affascinante conversazione sociale, ma è anche significativo di per sé per l'acutezza della sceneggiatura, la qualità della direzione artistica e, non da ultimo, per l'impressionante interpretazione di Tessa Van den Broeck, una giovane tennista al suo primo ruolo sullo schermo. È un film che ci invita, con il suo mistero e la sua persistenza, ad ascoltare e rispettare il silenzio di Julie per, per meglio esorcizzarlo.

Julie Keeps Quiet è prodotto da De Wereldvrede, in coproduzione con Les Films du Fleuve e con le società svedesi Hobab e Film i Väst, e la franco-americana Blue Morning Pictures. New Europe Film Sales cura le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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