Recensione: La storia di Souleymane
- CANNES 2024: Boris Lojkine firma un film umanista emozionante, commovente ed edificante sui tre giorni decisivi a Parigi nella vita di un esule guineano

“Non siamo i vostri schiavi - Tornatene a casa se non sei contento”. Con il riuscitissimo La storia di Souleymane [+leggi anche:
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intervista: Boris Lojkine
scheda film], presentato nel concorso Un Certain Regard del 77mo Festival di Cannes, il regista francese Boris Lojkine si immerge con avvincente intensità in una sorta di lato B del tema dell'immigrazione clandestina, che aveva già affrontato con grande acutezza nel suo primo lungometraggio, Hope [+leggi anche:
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intervista: Boris Lojkine
scheda film], apprezzato sulla Croisette alla Semaine de la Critique. Ma se Hope ripercorreva la rotta migratoria dall'Africa all'Europa, questa volta il regista porta lo spettatore nel cuore di Parigi, a tutta velocità, sulla bicicletta di un tormentato rider guineano (del tipo Uber Eats) il cui futuro in Francia si deciderà due giorni dopo, durante un colloquio all'OFPRA (l'Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi) determinante per la sua richiesta di asilo.
“Non devi avere paura, sai cosa hai passato. Non sei un bugiardo. È come un esame, devi parlare con calma, prendere tempo e guardare la persona”. Nonostante i consigli rassicuranti, il giovane Souleymane (il carismatico Abou Sangare, per la prima volta sullo schermo) non ha molto su cui basarsi, rivedendo e ripetendo ansiosamente sulla sua bicicletta mentre attraversa la capitale (in un frenetico giro di ristoranti e appartamenti) i dettagli molto precisi di una storia registrata per lui dal rappresentante parigino dell'UFDG (Unione delle forze democratiche della Guinea): un impegno politico per un progetto sociale che promuove l'istruzione, manifestazioni, un arresto nel 2020 e il carcere.
Ma Souleymane deve anche trovare i soldi per il giorno successivo per pagare i documenti necessari (tessera del partito, certificato, attestato). Ed è Emmanuel, il vero proprietario dell'account Uber Eats (che glielo affitta per 120 euro a settimana), a dover fornire questa modesta somma, visto che Souleymane ha guadagnato 302 euro in sette giorni pedalando sulla sua bicicletta, sfidando le intemperie, la pioggia, il traffico e il rischio di incidenti. Il tutto senza perdere il bus navetta che la sera lo porta in un ostello di periferia, con una doccia, un letto a castello e altri “amici” in difficoltà. Ma tutto rischia di deragliare a causa di una consegna sbagliata, e inizia una corsa contro il tempo...
Oltre al ritmo incalzante, alla dimensione molto fisica e molto empatica, con la macchina da presa incollata a un personaggio in continuo movimento, La storia di Souleymane riesce a trattare molto bene (la sceneggiatura è scritta dal regista e da Delphine Agut) tutte le sfaccettature della situazione psicologicamente provante dell'esule (dalle telefonate a casa su Facetime alla madre malata e alla sua ex riluttante a sposare un altro uomo), i dubbi (“Non so perché sono venuto in Francia”), l'istinto di sopravvivenza in un ambiente urbano dove tutto non è necessariamente ostile ma dove nulla è facile, e il confronto finale con le autorità che decidono sulla richiesta di asilo. È un'opera folgorante, toccante e affascinante, con una forza documentaria che Boris Lojkine trasforma in una fiction umanista che si muove a 100 km all'ora e che merita un plauso.
La storia di Souleymane è prodotto da Unité. Le vendite sono a cura di Pyramide International.
(Tradotto dal francese)
Photogallery 20/05/2024: Cannes 2024 - L’Histoire de Souleymane
9 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.



© 2024 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it
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