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CANNES 2024 Un Certain Regard

Recensione: Le Procès du chien

di 

- CANNES 2024: Laetitia Dosch dirige un primo lungometraggio stravagante, divertente, intelligente e davvero unico incentrato su un avvocato che difende una causa senza precedenti

Recensione: Le Procès du chien
Anabela Moreira, Anne Dorval, Laetitia Dosch e François Damiens in Le Procès du chien

“È colpa della nostra società, che schiaccia le donne che si sentono più vicine ai cani che agli uomini”, “Il cane è consapevole di quello che fa?”, “La comunicazione? Al padrone non interessa, dal cane vuole solo amore", ”Ci sono due entità, il padrone e il cane. Il codice civile tratta il cane come una cosa. Ma questo cane è qualcuno!”. Allacciate le cinture e preparatevi a vivere un'avventura umoristica e spiritosa ai limiti dell'assurdo con Le Procès du chien [+leggi anche:
intervista: Laetitia Dosch
scheda film
]
, esordio alla regia dell'attrice franco-svizzera Laetitia Dosch, presentato nel programma Un Certain Regard del 77mo Festival di Cannes. Un film totalmente fuori dall'ordinario, ma estremamente magistrale nella sua singolarità anticonformista.

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Sarà il primo processo ai cani dal Medioevo, e i media sono in fibrillazione. L'accusato? Cosmos, il figlio di Barbapapa e Chocopix, che la legge svizzera intende sopprimere per aver morso una terza volta (una donna delle pulizie portoghese inviata per un intervento di ricostruzione facciale). Ma Avril (la stessa Laetitia Dosch), una donna single di 39 anni e avvocato delle cause perse, non la vede così, toccata dall'affetto tra il cane e il suo padrone (François Damiens).

Donna generalmente molto insicura, ma capace per questo stesso motivo di audaci bizzarrie, l'avvocato intraprende una battaglia legale per ridefinire lo status del cane, aprendo la strada a un processo. Ma la controparte (Anne Dorval) è formidabile e gioca la carta politica, di una Svizzera forte, di un'insicurezza da combattere e di un cane da eliminare (“dobbiamo sbarazzarci di questa razza”). Le polemiche più assurde (religione, donne, pedofilia) animano le udienze, scandite da argomentazioni legali e testimonianze di esperti (in particolare di un simpatico comportamentista interpretato da Jean-Pascal Zadi). Il tutto sotto lo sguardo interrogativo di Cosmos, che Avril impara a conoscere meglio...

A Buñuel non sarebbe dispiaciuto un soggetto così satirico e metaforico, ma Laetitia Dosch (che ha scritto la sceneggiatura con Anne-Sophie Bailly) lo impregna di uno stile tutto suo, ricco di emozioni contrastanti (attraverso una voce interiore) e di trovate barocche (ad esempio, il suono del cuore che batte più forte al supermercato quando sfiora un ragazzo che le piace). Con la sua angolazione affascinante e improbabile, il film estremamente divertente oscilla tra uno spirito quasi “cartoonesco” o chapliniano e domande fondamentali molto più serie sulla diversità (“morde per difendersi”) e sul libero arbitrio. Un cocktail selvaggio e loquace che ognuno può interpretare a suo piacimento.

Le Procès du chien è prodotto dalla società svizzera Bande à part Films con la francese Atelier de Production ed è coprodotto da France 2 Cinéma, RTS e SRG SSR. Le vendite internazionali sono affidate a mk2 Films.

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(Tradotto dal francese)


Photogallery 19/05/2024: Cannes 2024 - Dog on Trial

15 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Lætitia Dosch, Jean-Pascal Zadi, Tom Fiszelson, François Damiens, Anabela Moreira
© 2024 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it

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