email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

CANNES 2024 Proiezioni speciali

Recensione: The Invasion

di 

- CANNES 2024: Sergei Loznitsa torna alla modalità del documentario d'osservazione in questo panorama della vita quotidiana ucraina durante l'attacco della Russia

Recensione: The Invasion

Crescendo in Europa nel XXI secolo, si aveva la certezza inattaccabile che la propria vita non sarebbe stata toccata da una guerra su larga scala. Osservando i volti della popolazione ucraina immortalati in The Invasion [+leggi anche:
intervista: Sergei Loznitsa
scheda film
]
, l'ultimo documentario di Sergei Loznitsa, presentato nelle Proiezioni speciali di Cannes, si può notare come una simile certezza sia andata in frantumi. In numerosi contesti privati e pubblici, tra un'ampia fascia d'età (esclusi i più anziani), queste persone appaiono afflitte, confuse, esitanti. Eppure Loznitsa e la sua troupe non riprendono mai esplosioni emotive o comportamenti allarmanti: i commenti dei soggetti sullo schermo, quando ci sono, appaiono pacati e monotoni. Le attività essenziali, siano esse regolari o molto più impegnative ed emotive, vengono portati a termine. Tutti questi elementi indicano fortemente la resilienza.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Con questo film, girato negli ultimi due anni, a partire dall'invasione russa su larga scala all'inizio del 2022, Loznitsa intende trasmettere la quotidianità della vita civile in tempo di guerra. Ci sono pochi momenti di pericolo, come quando la sicurezza pubblica è minacciata da attacchi aerei (soprattutto nelle aree urbane), ma piuttosto gli eventi quotidiani che appartengono ad una società civile funzionante - il tempo della famiglia, l'istruzione, le celebrazioni e le commemorazioni - e i riflessi inquietanti e spesso agghiaccianti che possono assumere in una guerra high-tech del XXI secolo.

L'emozionante Maidan [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, il documentario di Loznitsa sulla Rivolta di Maidan e la Rivoluzione della Dignità in Ucraina, faceva un uso sapiente di didascalie e timestamp, fondando il suo splendore pittorico sull'esatta successione degli eventi; qui invece siamo molto più lontani dalla cronologia o dai dettagli geografici, con l'arco narrativo del film che vaga dalla città alle aree extraurbane, dove le figure sullo schermo trovano meno sicurezza nei numeri. Il regista basato ora a Berlino - che non era presente sul posto, preferendo dirigere le sue squadre di ripresa a distanza, dalla sua sala di montaggio - lascia trasparire il suo caustico senso dell'umorismo nei selettivi dettagli umani raccolti.

Il modo in cui il regista ci mostra animate discussioni pubbliche, spesso punteggiate dall'esortazione "gloria agli eroi", dimostra che all'aggressione russa deve essere contrapposta la propaganda nazionalista dell'Ucraina, e le folle nelle riprese degli inserti sono mostrate mentre guardano e annuiscono, come ipnotizzate. I sacerdoti ortodossi orientali sono presenti durante i raduni per indicare che, in effetti, "Dio è dalla nostra parte", e il taglio della loro improvvisa apparizione ha una nota di tempismo comico. Si aggirano uomini dall'aspetto duro, in mimetica e pesantemente armati - tanto che potrebbero far parte di una milizia di supporto e non dell'esercito ufficiale - e si percepisce che i non combattenti sono abbastanza a loro agio con la loro presenza (in ambienti clinici come i reparti di maternità, praticamente tutti gli uomini sono in tenuta militare, come se quella fosse ormai l'uniforme ufficiale "maschile"). Nelle due ore e mezza di durata del film, abbiamo un inventario di tutti gli atti inquietanti e leggermente surreali che vengono normalizzati sul fronte di combattimento.

La regia è provocatoria in questo far sembrare suggestionabile il popolo ucraino.  Le esortazioni kitsch alla fratellanza nazionale sono ovunque, e ogni presenza accettata della Russia nel Paese diventa “persona non grata”, come evidenza una sorprendente sequenza in cui viene mandata al macero una massa di libri di autori classici russi e americani simpatizzanti dell'Unione Sovietica come Jack London e Theodore Dreiser. Ma a metà strada, Loznitsa ci mostra un grattacielo con un buco colossale al centro, e poi un ponte pubblico tagliato in due. L'atrocità di questi attacchi deve generare un cambiamento del carattere nazionale, per quanto repentino; il gioco di prestigio retorico di Loznitsa consiste nel mostrare prima l'effetto e solo successivamente la causa.

The Invasion è una coproduzione tra Paesi Bassi e Francia di Atoms & Void, che si occupa anche delle vendite internazionali, e ARTE France.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy